Esce oggi “L’Omino di Giovinazzo”, il libro di Aguinaldo Perrone edito da Graphe.it. Studioso da diversi anni di cartellonismo, “l’arte della pubblicità” come lui stesso ama definirla, Perrone torna a documentare la storia dell’omino ritrovato presso il Gran Bar Pugliese e divenutone ben presto il simbolo identificativo.
Distinto, nel suo incedere elegante con tanto di bastone e di cappello, l’omino continua a far parlare di sé a quasi 100 anni dalla sua realizzazione.
Tutto cominciò nel 1926 quando un avventore del locale, inaugurato proprio in quell’anno, con l’aiuto di un foglio e di tanto estro e creatività diede vita a quel simpatico schizzo. Dal tavolino del bar al buio di una cassa, gli anni che seguirono non furono certo facili per quel disegno che ha rivisto la luce solo nel 2007, quando durante i lavori di ristrutturazione dell’attività commerciale venne riscoperto dalla famiglia Pugliese. Molto ben conservato, nonostante il passare del tempo, l’omino sembrò quasi strizzare l’occhio ai suoi nuovi ammiratori proprio in quel periodo alla ricerca di un logo. Un’occasione ghiotta da non lasciarsi sfuggire visto che quel simbolo racchiudeva in sé la storia del locale, l’originalità e la creatività.
Fine della storia? Niente affatto perché dalla vetrina, fino ai tovaglioli, ai vari incarti e ai sacchetti dove è stato riprodotto, l’omino, non per caso ritratto in movimento, aveva ancora tanta strada da fare.
Ed otto anni più tardi ecco arrivare nel bar giovinazzese un altro cliente. È Aguinaldo Perrone che dopo aver gustato un buon caffè in compagnia di un amico, nota prima il logo e poi lo schizzo realizzato con l’inchiostro a china e ne riconosce subito l’autore: il famoso futurista Fortunato Depero.
«I tratti iconografici – spiega Perrone– sono proprio quelli di Depero: penso al ricorso alle geometrie presente nelle sperimentazioni grafiche tipiche del futurismo o alla lettera “C” che vien fuori dalla bottiglia e che ricorda molto quella elaborata dal famoso artista per la campagna pubblicitaria del Campari».
Da qui lei inizia una ricerca che la porta prima ad attribuire il disegno a Depero e poi a cercare di ricostruire perché il futurista originario di Rovereto sia passato da Giovinazzo.
«Sin dall’inizio questa storia mi ha molto affascinato tanto da continuare a cercare tracce di questo viaggio anche dopo la pubblicazione nel 2016 del mio libro “Fortunato Depero 1926 passaggio dalle Puglie”. Il vero mistero? Comprendere perché Depero sia transitato proprio da qui. Pur essendo un artista e quindi viaggiando molto, come documentato dai tanti carteggi giunti fino a noi, è difficile comprendere come mai sia venuto a Giovinazzo. Capirlo non è stato affatto facile, ma pian piano sono venute alla luce alcune conferme che hanno poi formato l’oggetto della seconda pubblicazione dedicata ancor più nello specifico all’omino di Giovinazzo».
Galeotti alcune cartoline e un trafiletto di giornale dai quali è riuscito a ricostruire due viaggi al Sud del noto futurista.
«Per la campagna pubblicitaria del Campari Depero stava realizzando delle grafiche corredate dalla musica e dalle liriche in collaborazione con il poeta messinese Giovanni Gerbino e con il compositore modugnese Franco Casavola. Nel 1926, l’anno in cui il Gran Bar Pugliese venne inaugurato, Depero si recò a Reggio Calabria per la IV Biennale d’Arte. Sappiamo da un breve articolo di giornale che in quel frangente espose alcune opere ricevendo la medaglia d’argento. E subito dopo, come risulta da alcune cartoline inviate alla moglie, andò in Sicilia per incontrare Gerbino. Ipotizzabile quindi che prima di recarsi in Calabria sia passato da qui per incontrare Casavola, in quel periodo a Giovinazzo per il periodo estivo».
Una cosa è certa: attualmente il disegno da lei attribuito a Depero rappresenta un vero e proprio unicum, visto che al momento in Puglia non sono state ritrovate altre opere originali dell’artista futurista.
«Per ora sì, anche se c’è molto materiale, risalente proprio a quel periodo, che sta venendo alla luce. Che poi l’omino sia stato un disegno preparatorio per la campagna pubblicitaria o uno schizzo buttato giù di getto durante una piacevole conversazione con un amico, poco rileva. Senza dubbio, al di là di ogni ipotesi, è una bella notizia sapere che una delle personalità più famose del futurismo sia passata da Giovinazzo. Da qui l’invito non solo ad appassionarsi alla vicenda leggendo il libro, ma anche a considerare con più attenzione ciò che di culturale e di artistico succede ed è successo nella nostra regione».
Un libro che rappresenta anche un piccolo omaggio sia al famoso artista futurista nel 130esimo anniversario dalla sua nascita sia alla “traccia” che questa grande e vivace personalità artistica ha lasciato a Giovinazzo. Ma non solo, cosa ancora più importante, un invito ad essere curiosi, di quella curiosità costruttiva che fa bene agli occhi e alla mente e ad essere orgogliosi e fieri di ciò che ci circonda.