E così si intravede il guazzabuglio che inceppa l’edificazione della “Casa della Salute”.
A meno di un mese dalla nomina degli Assessori e dall’affidamento dell’incarico di studio e istruttoria del PUG al Consigliere comunale, arch. Annamaria Sollecito, il Sindaco ha deciso di individuare il Consigliere, dott. Nicola Giangregorio, suo collaboratore per quanto attiene la organizzazione dei servizi socio-sanitari nell’erigenda “Casa della Salute”, con richiamo sempre al disposto dell’art. 8, p.12 del Regolamento del Consiglio comunale.
Escludo, in ogni modo, che con questa ultima scelta a sfondo politico, Sollecito, oltre allo staff della Giunta, abbia voluto al suo fianco una squadra di Consultori specialisti circa particolari tematiche e la promozione di specifiche iniziative che possano dare smalto alla sua condotta sindacale. Osservando come ha provveduto, progressivamente, all’assegnazione di questi formali incarichi a Consiglieri comunali, ritengo che non abbia in mente di avvalersi di un gruppo di figure professionali per un supporto di rango all’Amministrazione. Gli incarichi in parola non sono altro che risconoscimenti impropri a favore di affermati candidati di liste elettorali, sorte a sostegno della sua candidatura, che non hanno potuto ambire ad una delega assessorile, dato il numero ristretto di poltrone da spartire.
Peraltro, trattasi di investiture di manifesta genericità ed evanescenza, rivolte non già ad apprezzate personalità estranee, ma a Consiglieri comunali, il cui stato di componente dell’Assise civica, limita, per legge, il loro apporto, esclusivamente all’esame e istruttoria di materie, ben definite, o, tutt’al più, alla cura di situazioni particolari che non implichino la possibilità di relazionarsi all’esterno, tanto meno l’adozione di atti di gestione, spettanti, invece,agli organi direzionali dell’Ente comunale.
E, nel caso del dott. Giangregorio, l’impegno conferito, per come esplicitato nel Decreto sindacale del 3 agosto scorso, una sorta di collaborazione con il Sindaco, relativamente all’organizzazione del servizi sanitari dell’ASL presso il nuovo centro sanitario polivalente, ancora in costruzione, è del tutto farlocca. Non si comprende, infatti, come l‘Amministrazione civica, a mezzo del suo Consigliere, possa interferire nell’opera di riordino delle attività prestazionali da dislocare presso il nuovo edificio, neppure edificato; prerogativa questa di esclusiva pertinenza dell’Unità sanitaria provinciale. Ancorchè dipendente dell’ASL, il Dott. Giangregorio non avrebbe alcun titolo per interfacciarsi con il Direttore della sua Azienda, in rappresentanza del Comune, per quanto riguarda l’articolazione e il funzionamento dei servizi di medicina e di pubblica assistenza da accorpare in una struttura centralizzata che, peraltro, ancora non esiste.
Tra l’altro, per quel che concerne i rapporti tra l’Amministrazione civica e quella Sanitaria, finalizzati alla costruzione di un polo cittadino della sanità, presso l’ “ex Centro Civico” di via Diomede Illuzzi, è in essere l’Accordo, sottoscritto il 20 luglio 2016 tra il Sindaco e il Direttore della Sede sanitaria provinciale. Per cui qualsiasi variante o integrazione al contenuto di detto concordato non potrebbe che essere ricondotta rispettivamente ai vertici decisionali dei due Enti che lo sottoscrissero.
E, comunque, a dire il vero, quel Protocollo, negoziato ben sei anni fa, sfociato, poi, in un atto pubblico, rep. n. 1147/2018, stipulato il 28 gennaio 2018, davanti al notaio, dott.ssa Annamaria Ferrucci in Giovinazzo, è stato ampiamente disatteso. In forza di quel negozio il Comune faceva cessione all’ASL della proprietà superficiaria del fabbricato dell’ex Centro Civico, rimasto incompiuto, e il relativo diritto di superficie dell’area circostante di mq. 1410, allo scopo di ristrutturarlo e funzionalizzarlo a nuova sede ASL locale a cura della medesima Direzione provinciale. E’ ben noto a Sollecito, principale partner di De Palma in tutta questa complicata quanto artificiosa operazione, che una delle clausole sostanziali della convenzione, stipulata con atto notarile, è costituita dall’obbligo della trasformazione del manufatto, a rustico, dell’ex Centro Civico per destinarlo aedificio polivalente, da denominarsi “Casa della Salute” e della sua messa in funzione, entro il termine di 36 mesi dalla sottoscrizione di quell’atto pubblico,contratto il 28 gennaio 2018. I tre anni da tale termine sono abbondantemente trascorsi e la costruzione del Centro sanitario, appena avviata, è di là da venire.E non si conoscono i motivi di tale mancato impegno da parte dell’ASL, né si ha cognizione di un realistico cronoprogramma di prosecuzione dei lavoriper l’attivazione del complesso edilizio in questione.
Inoltre, si evidenziano anomalie eclatanti riguardo al rilascio, a favore dell’ASL-Ba, del permesso a costruire n.96/2020 del 16 marzo 2021 da parte dell’ing. Daniele Carrieri, all’epoca facente funzione di Dirigente, su delega del Segretario comunale, che aveva la titolarità del 3° Settore. Il dispositivo dell’ing. Carrieri autorizzava la edificazione della “Casa della Salute” al posto dell’ex Centro Civico, immobile di proprietà del Comune, regolarmente iscritto al Catasto Fabbricati. in Cat. F3, Fg. 2, part.952, sub 2. Di fatto, quel titolo edilizio non conteneva solo il permesso a dar corso alla costruzione della “Casa della Salute”, come da progetto presentato dall’ing. Sansolini dell’ASL, sin dall’11 giugno 2020, ma riportava anche l’autorizzazione all’abbattimento completo della fabbrica dell’ex Centro Civico, rimasta a rustico, ma iscritta regolarmente a catasto nei termini appena indicati, come patrimonialità immobiliare comunale. Dunque, la determinazione del funzionario comunale che ha imposto alla ASL di radere al suolo l’immobile comunale, situato in Zona B3 del Piano Regolatore, su terreno a suo tempo espropriato ai sensi dell’art.10 della L.167/1962, per essere destinato a Centro Civico, è stata indebitamente assunta. Non aveva alcun potestà gestionale per ordinare l’abbattimento di detto manufatto, registrato come patrimonio immobiliare del Comune. Qualsiasi decisione che verte sulla consistenza dell’asse patrimoniale comunale, compresa la determinazione della perdita di un immobile e la cancellazione del relativo cespite, spetta, infatti, al Consiglio comunale e non alla Dirigenza comunale. E, la decisione di demolire il manufatto dell’ex Centro Civico per ricavare un suolo edificatorio per un nuovo insediamento edilizio in quella Zona della 167, con una diversa destinazione d’uso, non è stata mai assunta dall’Assembea consiliare. La delibera n.22 dell’10.05.2017, il solo atto consiliare adottato a riguardo, cui ha fatto seguito la contrattazione notarile, finalizzata alla realizzazione della Casa della Salute, ha previsto a favore dell’ASL la cessione della proprietà superficiaria del manufatto ex Centro Civico e il diritto di superfice dell’area pertinenziale di mq. 1410, per la ristrutturazione dell’immobile in essere, la sua trasformazione con l’eventuale suo ampliamento allo scopo di aduguarlo a sede sanitaria polifunzionale. Non esiste dispositivo comunale, tanto meno della Direzione provinciale dell’ASL-Ba, da cui possa rilevarsi la formale decisione di abbattere la fabbrica in essere per ricavare una superfice unica, da dare in concessione all’ASL medesima, su cui poter fabbricare un nuovo edificio, sede dei servizi sanitari, con il contributo regionale di € 5.000.000,00, erogato sull’asse PO-FERS 2014-2020.
Né pare esente da sostenziali riserve la stessa progettazione della “Casa della Salute”, approntata dalla struttura tecnica dell’ASL e licenziata dall’ing. Carrieri con il suo permesso a costruire del 16 marzo 2021, circa la compatibiltà della sua edificazione, per tutta la notevole volumetria, con l’attuale assetto urbanistico della Zona B 3 del vigente Piano Regolatore cittadino. Trattasi, infatti, di un consistente intervento edilizio che andrà a produrre, se portato a termine, un effettivo impatto sul territorio circostante per la stessa importanza delle opere “sul suolo” e “ nel suolo”, tale da modificare lo stato dei luoghi. Ne conseguirà, sicuramente, una significativa trasformazione del sito che, di fatto, porterà a modificare l’aspetto urbanistico di quel comprensorio, concepito per l’edilizia popolare e, ancor più, ad alterare notevolmente il sistema di mobilità, in ragione proprio del concentrarsi in quel luogo dei tanti servizi sanitari, oggi dislocati in sedi divese e, perfino, in città limitrofe.
Nella prospettiva di una così vasta incidenza sul territorio della nuova edificazione, fuori dai parametri vigenti in detta Zona, completamente urbanizzata, sarebbe stato oltremodo opportuno sottoporre la proposta edilizia dell’ASL a valutazione di assoggettabilita a VIA, specie per il fatto che l’opera presenta la costruzione di interrati su ben due livelli. Come pure avere garanzia che lo stesso piano progettuale, alquanto articolato su più piani, sia rispettoso del criteri ambientali minimi di cui al D.M. 11.10.2017, essendo stata presentata la proposta di costruzione al Comune in data 11.06.2020 dopo la entrata in vigore di detto Decreto.
E, allora, viene da chiedersi, seriamente, quanto serva la consulenza del dott. Giangregorio in questo inestricabile ginepraio.