Riecco le feste agostane, gli spettacoli vari, il turismo di quantità, e l’aspetto ambientale della città sempre poco a desiderare

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All’inizio del suo secondo mandato da Primo cittadino, nella primavera del 2017, De Palma volle istituire la Delega assessorile per il Decoro della città. Evidentemente, per l’esperienza acquisita nel corso della sua precedente gestione, aveva costatato che la città avesse bisogno di una costante vigilanza e di immediatezza di interventi riparatori che potessero eliminare inconvenienti e anomalie ambientali che fossero di deprezzamento dell’immagine cittadina. L’idea era oltremodo egregia, tant’è che la delega fu associata a quella del Patrimonio e Lavori Pubblici, in modo che l’Assessore investito potesse avere a disposizione tutte le leve di comando per ripianare ogni sorta di situazione disdicevole e, soprattutto, arginare, immediatamente, l’insorgenza di improvvisi disservizi e intralci ai cittadini. Purtroppo, quella lodevole intuizione non si può dire che abbia funzionato, perché, a girare per le vie del paese e, particolarmente, nell’area centrale, quella più frequentata anche da visitatori, tante sarebbero, diciamo, le micro criticità, segno di diffusa trasandatezza dell’amiente, cui però gli amministratori non sembrano siano in grado di porvi un qualche rapido rimedio. Sarà per questo che Sollecito nell’assegnare le Deleghe al suo staff assessorile non ha fatto menzione dell’incarico specifico della cura del decoro della città, ritenendo che questa attività sia compresa in quella più vasta della manutenzione del patrimonio, dei beni del demanio comunale e degli arredi urbani.

Ma, a parte questa personale considerazione, proprio a dimostrazione di quanto asserito circa la scarsa attenzione per la buona immagine della città, al di là di tutti gli spot propagandistici, preme mostrare un qualche caso di sciatteria e di disinteresse per il decoro urbano, ormai da tempo sotto gli occhi di tutti.

Certo, sarebbe molto da dire riguardo alla presenza in ogni dove, perfino, in piazza, di cassonetti e contenitori di immondizia, disseminati anche in possimità di immobili di un certo valore storico, e in posizioni tali da deturpare notevolmente il sito in cui sono allocati, senza, comunque, alcuna autorizzazione specifica a occupare il suolo pubblico. E pensare che con la nuova pratica della raccolta dei rifiuti i contenitori di qualsiasi tipo, dell’allora Azienda appaltatrice della spazzatura, giudicati sconvenienti per l’estetica della città, furono eliminati da ogni parte. Ora il territorio cittadino è tornato a essere costellato di innumerevoli contenitori privati, di modelli e forme diversi. Col tempo, infatti, chiunque, “sua sponte”, si è dotato di propri bidoni e contenitori, anche con ruote e li ha piazzati per strada, sui marciapiedi, sugli spazi pubblici, ovunque ritenuto più comodo per sé. Uno strano modo di concorrere a dare attuazione a un così importante regime di trattamento dei rifiuti urbani che impegna la diretta responsabiltà dei cittadini e degli operatori di ogni genere cui, però, chi ha voluto e potuto ha derogato alle regole di base del conferimento selezionato e scaglionato dell’immondizia e si comporta secondo opportunità e propria convenienza.
Tralasciando, dunque, questo scenario di degrado per le strade cittadine, mai contrastato dalla Amministrazione, si pongono all’osservazione i casi di incuria più vistosi di cui si è fatto cenno prima.

Un cartello di segnaletica stradale divelto e accantonato nei pressi di un’area ove si accumulano giornalmente rifiuti di ogni specie e origine, dentro e fuori cassonetti privati o di sconosciuti che, comunque, operano nei pressi della diramazione di via Crocifisso con il lungomare nord.

Sempre nei pressi di cala Crocifisso un armadietto a custodia di un apparato elettrico è stato tallonato e rischia di sradicarsi dall’ancoraggio di base. A lungo, è stato confinato con un nastro come preavviso di rischio d’incolumità per i pedoni che ivi transitano. Nessuno forse si perita di avvertire l’Ente cui appartiene quell’apparato perché provveda a risistemare il bloccaggio sulla piantana per eliminare ogni sorta di pericolo.

Paletti di sostegno e protezione di giovani piante di leccio, rimasti al loro posto, dopo che gli arbusti sono stati recisi alla radice per essersi essiccati. Curiosa questa situazione che si mostra sul Parco della Rimembranza ove la targa, identificativa del luogo, riporta che “ogni pianta è una vita”, mentre al posto dell’albero vi è rimasto solo il suo sostegno che lo teneva fermo contro i venti. Si prova sconcerto nel dover rammentare che la squadra di potatori, intervenuta più di un anno fa, ebbe a tagliare alla radice i lecci, messi a dimora qualche anno prima, essendosi essiccati, tuttavia non si curò di asportare i legni che li tenevano saldi. Chi può dare spiegazione di un tale modo di tutelare il verde pubblico?
Eppure in tanti percorrono a piedi o in macchina su via dei Cappuccini, amministratori comunali, guardie municipali, cittadini comuni, ma nessuno si rende conto di quanto sia sconveniente quella vista, ove al posto di una pianta a memoria di un milite della prima guerra mondiale, vi è solo un legno infracidito che lo reggeva prima di essere estirpato.

E’ da auspicarsi che qualche incaricato dell’Amministrazione Sollecito perlustri sistematicamente le vie cittadine allo scopo di rilevare quanto deturpi l’immagine del borgo e possa mettere in moto, rapidamente, i necessari interventi per rimuovere e ripianare ogni situazione obbrobriosa che fa scadere la realtà paesistica.

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