Questo santo ha molto a che fare con noi, non solo perché originario delle nostre terre, precisamente del leccese, ma anche perché nella nostra chiesa di San Giovanni Battista ebbe, per la forte intensità della preghiera, una levitazione, segno della sua grande libertà interiore e del suo spessore spirituale.
Molti spunti di riflessione potrebbero essere tratti dalla vita di questo grande santo, come, per esempio, la sua somiglianza nell’umiltà a Cristo. Nato come Gesù in una stalla, egli vive la sua giovinezza in povertà, lavorando per cercare di superare i diversi fallimenti economici familiari.
Questa virtù lo accompagnerà per tutta la sua vita, persino negli ultimi momenti, quando Giuseppe dirà a un suo confratello che per lasciare il mondo è necessario offrire la “grotticella” del cuore a Gesù, perché la memoria, l’intelletto e la volontà appartengano a Lui.
Questo significa molto: il nostro cuore, a volte pesante da sopportare, affaticato dalle nostre mancanze, se offerto a Dio, può diventare la mangiatoia dove Egli sceglie sempre di nascere.
Dio è nascosto dentro di Dio e più andiamo in profondità più siamo sicuri di trovarlo. Una vita superficiale, infatti, o per dirla nei termini di un filosofo, senza ricerca, non è degna di essere vissuta.
Questo ha fatto San Giuseppe: ha cercato Dio perché Egli è il primo a farlo, perché Egli si unisca a noi e trasformi le nostre vite come offerta per i fratelli.