L’Avvento ci prospetta, come già detto nella I domenica di questo tempo di grazia, a riflettere sulla prima venuta di Cristo nella carne e sull’ultima, quella alla fine dei tempi.
Nel bellissimo testo del prefazio I di Avvento, noi credenti ringraziamo il Padre perché, attraverso Gesù Cristo, ci ha aperto “la via dell’eterna salvezza”.
La salvezza, salus in latino, nella sua etimologia, può essere considerata come salute, vita. Essa è ciò che ci dischiude il senso più autentico di noi stessi e del nostro rapporto con Dio.
Infatti, in Gesù Cristo incarnato, noi uomini siamo stati salvati: la nostra carne e, quindi, tutto di noi stessi, diventa il luogo dove Dio ci incontra.
Nella nostra coscienza, sporca e ferita dal peccato, capiamo che il Medico continua ogni giorno, spinto dall’amore eterno per l’umanità, ad operare e a farsi presente. Giovanni il Battista, nel Vangelo, grida che “il regno di Dio è vicino!”: Gesù Cristo è il nostro orizzonte di vita, prossimo, imminente a visitarci.
Se questa convinzione anima le nostre vite, capiremo, in realtà, che l’ultima venuta di Cristo è qualcosa che già ci tocca.
Se siamo “vigilanti nell’attesa”, anche il nostro fratello sarà il segno più concreto di Dio che viene in mezzo a noi e che ci prepara alla comunione eterna. Maranatha, vieni Signore Gesù! Renditi presente e non abbandonarci all’odio e al rancore.
La vita è un soffio per trascorrerla senza amore. Donaci la tua umiltà, segno generoso di Dio, perché il nostro cuore si prepari a diventare mangiatoia per tutti coloro che vogliono adagiarsi. Non tardare, vieni!