Racconti dalla Puglia abbandonata – La storia di Palazzo Trifiletti a Foggia

Una delle strutture abbandonate più scenografiche della nostra regione, vanto della città di Foggia, ma ormai destinato a scomparire per sempre in assenza di tempestivi interventi

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Non è una novità. La Puglia pullula di numerose bellezze artistiche e architettoniche apprezzate sia dai suoi abitanti che dai turisti. Alcune di queste, però, sono lasciate abbandonate, o per mancanza di risorse, o per il totale disinteresse dei proprietari. Con questa rubrica proveremo a “visitare” alcuni degli esempi più straordinari che si possono rinvenire sia in ambito cittadino che regionale.

Partiamo con Palazzo Trifiletti, storico edificio di Foggia. Questa straordinaria struttura sorse con tutta probabilità nella prima metà del Settecento, dopo un terribile terremoto che aveva colpito la città nel 1731, distruggendo un terzo delle abitazioni allora esistenti. All’epoca le relazioni tra il capoluogo della Capitanata e la città di Napoli erano molto strette. Basti pensare che lo stesso Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, per intenderci colui che aveva finanziato la costruzione a Napoli della celeberrima Cappella Sansevero, scrigno di tesori come il Cristo Velato, era nato nel 1710 a Torremaggiore, ad appena 40 chilometri da Foggia.

Ma torniamo al nostro palazzo. A finanziare la costruzione della struttura fu la famiglia Giovene di Girasole, antichissimo casato della nobiltà partenopea, lo stemma della quale è ancora presente, affrescato, nell’androne del palazzo. Partendo da questi presupposti, alcuni studiosi hanno negli anni avanzato l’ipotesi ambiziosa che a progettare l’edificio sia stato il famoso architetto napoletano Ferdinando Sanfelice, autore, fra gli altri, del celebre Palazzo dello Spagnuolo. Lo straordinario architetto napoletano fu attivo fino al 1748, anno della sua scomparsa: sebbene i tempi siano, quindi, compatibili, l’ipotesi rimane per ora indimostrabile a causa di una pressoché inesistente documentazione storica relativa all’edificio foggiano.

La risposta che non è stata ancora trovata negli archivi, però, potrebbe provenire da un’attenta analisi dell’edificio e, più nello specifico, dello splendido scalone monumentale, elemento architettonico per il quale il Sanfelice era tanto celebre.

Il palazzo assume il nome attuale solo nel Novecento, quando, per l’appunto, fu rilevato da Pellegrino Trifiletti, importante proprietario terriero della zona. Alla sua morte la proprietà fu frazionata tra i suoi sette figli e, nel corso del tempo, i proprietari sono divenuti ben quarantotto. È proprio l’impossibilità di questi a conciliarsi che ha portato all’abbandono del palazzo, che neppure il vincolo istituito nel 1984 ha potuto salvare.

La facciata a rischio crollo ha reso necessario, nel tempo, transennare la parte di marciapiede che si trova all’esterno del palazzo, divenuta a causa dell’inciviltà di alcuni una discarica in pieno centro cittadino, a poca distanza dal municipio. All’interno dello stesso palazzo si possono trovare rifiuti di tutti i tipi, senza considerare il fatto che lo stesso è divenuto meta di tossicodipendenti e senzatetto. Anche la copertura del tetto è quasi del tutto crollata. Nello splendido cortile la fanno ormai da padrone le piante, che danno alla struttura un senso di nobile decadenza, come se la natura voglia riappropriarsi dello spazio ad essa sottratto.

Tra rampicanti, rifiuti e travi di legno marce si conclude il nostro viaggio all’interno di Palazzo Trifiletti, ormai solo un’ombra di ciò che è stato, fantasma di un’epoca passata che, in mancanza di un intervento urgente di recupero, è destinato a sparire definitivamente nell’indifferenza dei proprietari e delle istituzioni.

Giuseppe Mennea

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