Uomo interessato alla scienza, alla musica (suonava il piano, l’organo e il violoncello) e alla filosofia, Planck è stato lo scopritore e il fondatore della meccanica quantistica, branca della scienza fondamentale per lo studio della realtà e per il progresso tecnologico che ci ha condotto poi alla società contemporanea.
Il 14 dicembre del 1900 lo scienziato tedesco tenne un discorso alla Physical Society di Berlino dove presentava la sua ultima scoperta: la luce non è un’onda unica, come sosteneva la meccanica di Newton, ma è un insieme di piccoli granelli indivisibili: i quanti.
Giunto a questa brillante intuizione dopo studi sull’energia termica e sul cambio di colore degli oggetti riscaldati, Planck venne fortemente criticato. Nel 1905, però, Einstein utilizzò la teoria dei quanti per dimostrare l’effetto fotoelettrico e subito la teoria riprese quota.
Cosa comporta dunque la scoperta di Planck? Una particella di luce può scambiare energia con l’esterno esclusivamente in pacchetti di energia che hanno carica definita, seguendo la formula E=hν, dove h è la costante di Planck e ν la frequenza.
Significa quindi che la luce, in determinate condizioni, si comporta come la materia. Straordinario.
Planck grazie alle sue scoperte nel 1918 avrebbe vinto il Nobel per la fisica e nel 1930 e avrebbe ricevuto il titolo di segretario dell’Accademia delle Scienze di Berlino.
Si spense nel 1947, all’età di ottantanove anni, poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Simone Lucarelli