Nell’immensa area geografica dell’Africa subsahariana si è sviluppata, nel corso dei millenni, una filosofia di vita, una coscienza comune a molti popoli che prende il nome di Ubuntu.
La parola viene dal bantu e si può tradurre, letteralmente, umanità; ma il suo significato è decisamente più ampio.
Essa, infatti, indica la consapevolezza del singolo di appartenere al Tutto, di esistere solo in relazione agli altri e che quindi non esiste felicità senza collaborazione. L’Ubuntu invita a sostenerci reciprocamente, ad amare ogni parte del creato perché figli delle azioni ed esperienze dei nostri antenati e genitori delle future generazioni.
Quando due persone seguaci di questa filosofia si salutano non si limiteranno a dire semplicemente “Ciao”, ma diranno sawubona che significa “io ti vedo e riconosco le tue passioni, il tuo dolore, il tuo animo: riconosco te”, la risposta comune sarà shiboka “io esisto per te”.
Chi vive con Ubuntu vive pienamente: raggiunge sé stesso tramite gli altri ed entra in sintonia con la natura, ossia con l’Universo.
Il messaggio di questa splendida filosofia, dunque, non si discosta troppo da quello del Natale che non è la becera festa del consumismo, ma momento di fratellanza, comunione col prossimo e incontro di generazioni diverse. È un momento storico in cui usanze famigliari vengono trasmesse ai giovani in modo tale che la memoria rimanga sempre viva.
Simone Lucarelli