Come avvenne la nascita di Gesù: il bue e l’asino

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“Diede alla luce il suo figlio primogenito,

lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia” (Luca 2, 7)

Natività mistica, Sandro Botticelli (1501) National Gallery, Londra

I racconti dei Vangeli sulla nascita di Gesù non nominano mai la presenza del bue e dell’asino, dicono soltanto che c’era una mangiatoia, il che implica che ci sarebbero stati animali, come le pecore a motivo della presenza dei pastori.

Nel vangelo apocrifo dell’infanzia di Pseudo-Matteo, scritto in latino tra l’VIII e il IX secolo, si dice: «Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino l’adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia, con le parole: “Il bue riconobbe il suo padrone, e l’asino la mangiatoia del suo signore”. Gli stessi animali, il bue e l’asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le parole: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”. Giuseppe con Maria, rimase nello stesso luogo per tre giorni» (14,1).

Interessante il riferimento al versetto del libro del profeta Abacuc che nella traduzione greca, dice: “Signore, ho sentito parlare di quel che hai fatto, ho avuto timore e rispetto per la tua opera. Sei riconosciuto in mezzo a due esseri viventi (ἐν μέσῳ δύο ζῴων)” (Abacuc 3, 2). I primi cristiani che utilizzavano l’Antico Testamento nella versione greca, la cosiddetta “Bibbia dei Settanta”, lessero la presenza di due animali, tuttavia, nella versione originale ebraica si parla di “età, anni” non di “animali” e infatti sulle traduzioni attuali della Bibbia il versetto dice: «Nel corso degli anni manifestala, falla conoscere nel corso degli anni», ovvero il significato è che Gesù si sarebbe fatto conoscere nel corso degli anni. Chi parafrasò dall’ebraico al greco confuse “ζῴων”, il genitivo plurale di “ζῷον” (“animale”), con “ζωῶν”, genitivo plurale di “ζωή” (“età”). I due “animali” di Abacuc sarebbero divenuti un bue e un asino grazie al riferimento del libro del profeta Isaia: “Il bue conosce il suo padrone, l’asino la mangiatoia del suo padrone, ma Israele non sa, il mio popolo non capisce ” (Isaia 1, 3). Poiché in questo versetto si cita una mangiatoia, i cristiani decisero di incorporare un bue e un asino nella storia.

Nondimeno, ci sono delle considerazioni storiche che rendono la loro presenza logica. A quel tempo, il bue e l’asino erano indispensabili, giacché erano strumenti indispensabili per il lavoro. L’asino era un compagno di viaggio fondamentale e irrinunciabile. Sappiamo che Maria e Giuseppe, gravida, viaggiarono da Nazareth verso Betlemme la distanza cui distanza è di circa 150 chilometri. Il viaggio poteva durare anche dieci giorni. Sicuramente i due sposi avrebbero dovuto viaggiare al seguito di una carovana con Maria a cavalcioni di un asino. Quindi è logico pensare che, quando nacque Gesù, il loro asino fosse lì con loro. L’asino era indispensabile nella vita quotidiano, oltre a trasportare cose e persone, faceva funzionare macine e lavorare nei campi, molto utilizzato dagli eserciti. Per quanto riguarda il bue, era un animale privilegiato per il lavoro dell’uomo, per arare la terra, trainare carri pesanti e molto altro ancora. Giuseppe e Maria si rifugiarono in una stalla e Gesù appena nato riposava in una mangiatoia, che ci fosse almeno un bue era fin troppo evidente.

Antonio Calisi

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