Che cos’è l’Urbex?

Proviamo a dare una possibile definizione del fenomeno dell'esplorazione urbana

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Urbex è l’abbreviazione di urban exploration, cioè “esplorazione urbana” e rappresenta l’attività di esplorare luoghi abbandonati che spesso sono sconosciuti ai più pur essendo sotto gli occhi di tutti. L’inizio di questa pratica viene addirittura fatta risalire al 1793, anno della scomparsa del francese Philibert Aspairt, morto prematuramente nelle catacombe di Parigi in cui si era smarrito durante una ricognizione.

Come tutte le pratiche non codificate, l’urbex si può sviluppare in forme diverse, che vanno dalla semplice esplorazione alla fotografia. L’avvento dei social ha sicuramente ampliato la portata di quest’ultimo aspetto: spesso, dunque, l’esplorazione va a fissare nel tempo panoramiche sul degrado di edifici che, nella maggior parte dei casi, spariranno nel futuro prossimo. Inevitabile è l’iniziativa di denuncia del degrado che caratterizza questi luoghi storici, che solitamente fanno da cornice ad attività illecite. In alcuni casi notevoli, infine, l’urbex e la conoscenza dei luoghi divengono propellente per il recupero degli stessi e la salvaguardia del territorio.

Di certo, è globalmente accettata la regola di “rispettare” i luoghi abbandonati che si visitano e fotografano, e ciò si concretizza nel non violare i pericolanti equilibri dei luoghi e nel non sottrarre oggetti dagli stessi (“scatta solo fotografie e lascia solo impronte”). Ciò nonostante, esistono casi in cui la troppa curiosità spinge all’effrazione e al vandalismo, raggiungendo obiettivi opposti a quelli dell’urbex (fortunatamente sono casi sporadici). Meno sporadici sono, purtroppo, i casi in cui in seguito alla rivelazione delle coordinate di un luogo, questo viene depredato di tutti gli elementi di pregio (rivenduti sul mercato nero delle opere d’arte) oppure volutamente sfregiato durante rave o situazioni simili; diviene, quindi, buona pratica di tutela degli spazi quella di non rivelare la posizione dei luoghi che si visitano e fotografano.

A volte, proprio tramite l’urbex, si può comprendere la portata devastante della frase “dalla cultura non si mangia”, che troppe volte abbiamo sentito (in Italia) e che è sintomo di una mancanza di consapevolezza del patrimonio storico-artistico di cui disponiamo: strutture che con gli opportuni interventi potrebbero divenire attrattori turistici o altro e che, invece, sono lasciate a marcire perché spesso d’intralcio a forme di diversa speculazione (ad esempio edilizia).

L’urbex è divenuto, col tempo, una vera e propria forma d’arte, essendo il silenzio e la quiete che caratterizzano i luoghi abbandonati elementi necessari per ottenere buone fotografie. A volte è paradossalmente lo stesso degrado a cui sono sottoposti i luoghi a rendere questi unici e interessanti dal punto di vista delle immagini e spesso gli scatti più apprezzati sono proprio quelli in cui si può constatare la lenta ma inesorabile attività della natura per riappropriarsi dei suoi spazi. Esplorare è poi uno sforzo di immaginazione, provando a figurarsi come i luoghi dovevano essere e quali situazioni di vita quotidiana dovevano accogliere.

Ovviamente, l’urbex non è privo di rischi, sia fisici, legati cioè agli aspetti statici dei luoghi, sia legali, potendo gli esploratori incorrere in alcuni Paesi europei in sanzioni pecuniarie e penali. È, quindi, sempre opportuno agire con consapevolezza e moderazione, anche al fine di apprezzare meglio queste strutture dimenticate.

Giuseppe Mennea

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