Le alberature lungo le strade cittadine e sugli slarghi delle piazze sono elemento importante del territorio urbano che, oltre a contribuire a ossigenare l’aria, catturare anidride carbonica e attenuare il riscaldamento climatico, sono particolarmente funzionali per la qualità della vita in città. Senza dire che gli alberi caratterizzano gli spazi pubblici, rendendoli più gradevoli, accoglienti e godibili, specie quando sono corredati di panchine e ripuliti sistematicamente. Le chiome degli alberi filtrano l’aria abbattendo gli inquinanti, attenuano il rumore, schermano alla vista il cemento degli edifici e altre brutture come la presenza di rifiuti vari, mozziconi di sigarette, specie sui marciapiedi che, ormai, non vengono più spazzati. Il verde pubblico è, dunque, un patrimonio di tutti e merita di essere gestito con la massima cura e, come affermato dal Dirigente del 3° Settore comunale, rientra nel campo degli investimenti di opere di urbanizzazione da lui presidiato. In ragione di tale attribuzione di competenza, lo stesso Dirigente, dopo alcune segnalazioni di rischio per la pubblica incolumità, a seguito della caduta di un albero di ailanto su Corso Marconi, ha incaricato l’azienda che ha la manutenzione del verde comunale di procedere alla valutazione filostatica e alla verifica di stabilità di tutte quelle grosse piante di tale tipo.
L’esito della verifica, purtroppo, sembra abbia evidenziato gravi anomalie del fusto di tutti gli alberi di ailanto, tanto da consigliarne l’abbattimento, giacché qualsiasi intervento di controllo costante e monitoraggio sarebbe estremamente costoso e del tutto inappropriato per evitare il rischio di instabilità e di cedimento di parti di essi.
Tanto l’ha indotto ad assumere la decisione di abbattere tutti gli alberi che sono stati indagati, circa 20 piante, per sostituirli con altrettanti tigli, una specie arborea già piantumata, in un certo numero, sull’area che circoscrive Piazza Risorgimento e che, qualche anno fa, fu completamente ripavimentata.
Sta di fatto che, una volta estirpati i 20 alberi di ailanto pericolosi, il Dirigente, non si sa in base a quale analisi, ha ordinato l’acquisto, presso un vivaio di Molfetta, di 29 piante del tipo “brachychiton acerifolius”, una specie, francamente, mai messa a dimora nel nostro territorio. Dunque, oltre a sostituire i 20 ailanti abbattuti, le altre nove unità commissionate dovrebbero essere state piantumate nei rispettivi alvaretti sempre lungo il Corso Marconi, da tempo vuoti, a cominciare dagli alloggi presenti sui marciapiedi subito dopo piazza Sant’Agostino, ove già manca un leccio. Il costo complessivo dell’operazione è stato di € 33.000,00 tra rimozione dei 20 alberi di ailanto e l’acquisto e conseguente piantumazione dei 29 esemplari di “brachychiton acerifolius” a riempimento di tutti gli alvaretti, sprovvisti di essenza, lungo quel tratto di Via Guglielmo Marconi. Così ai margini di quel tracciato stradale che porta alla Stazione ferroviaria, oltre alle specie di Leccio, di Tiglio e, perfino, di Magnolie grandiflore e di Acacie, è presente questa nuova tipologia di albero, il “brachychiton acerifolius” che sembra essere di provenienza straniera e che è anch’essa una pianta caducifoglie. Al posto del leccio, che è una pianta nostrana sempreverde e che ha bisogno solo di una potatura leggera, s’insiste con l’introduzione di specie arboree che perdono le foglie e che nella stagione autunnale sporcano i viali e le piazze a causa della loro completa defogliazione.
E, dunque, non si dica che il degrado delle nostre alberature non derivi, in gran parte, da limiti culturali e professionali connessi a originari errori progettuali di scelta delle essenze più adatte, come pure da una non corretta azione di piantumazione e anche da una manutenzione ordinaria per niente all’altezza delle esigenze e, soprattutto, dalla mancanza di un piano gestionale del verde pubblico.
Nella circostanza, cui ci si trova a dibattere, la Direzione comunale si è mossa, in ragione delle indicazioni della perizia fitostatica dell’azienda affidataria della manutenzione, secondo cui l’ulteriore permanenza di quei grossi tronchi di ailanto avrebbe comportato un rischio per la pubblica incolumità e che, certamente, sarebbe stato antiestetico lasciare scoperti tanti alloggiamenti, una volta rimosse un così gran numero di piante. Già, quegli ampi spazi alle radici degli alberi erano divenuti ricettacolo di rifiuti e, ancora peggio, terreno per deiezione di cani. Per la qual cosa si è intervenuti d’urgenza con il provvedimento di smantellamento dei vecchi alberi e di conseguenza con il ripristino di altre specie, provvedendo a coprire tutti gli alvaretti privi di piante lungo il corso Marconi.
Tante però sono le situazioni di luoghi ove sono stati rimossi gli alberi e non si è minimamente preoccupati di procedere a ripiantumare degli altri in sostituzione. Basti osservare il percorso di piazza Garibaldi, nel tratto di collegamento di Via Marconi con Via Piano, e si noterà subito i tanti alloggiamenti di alberi privi di essenze o, perfino di qualche albero essiccato. Ci sono, perfino, alcuni alvaretti, da cui furono divelte essenze di acacie, che presentano ancora tracce della pianta estirpata e altri, ancora, che sono stati completamente coperti con pavimentazione di lastre di pietra per evitare che qualcuno possa inciampare su quelle buche.
Non sarebbe opportuno provvedere anche lungo quel viale a riallocare essenze che diano completezza al polmone a verde della “Villa Palombella”, specie ora che la Giunta Comunale, con propria Delibera n.10/2023, ha caratterizzato quel tracciato veicolare come zona residenziale allo scopo di limitarne la circolazione automobilistica a 30 Km/h e a installarvi un dispositivo rallentatore del traffico?
E, per giunta in Piazza della Rimembranza, dedicata ai nostri caduti del primo conflitto mondiale, ove sono state rimosse tante piante di leccio, sono stati lasciati infilzati nella buca i legni che proteggevano l’albero. E nessuno provvede a eliminare un tale sconcio, tanto evidente. Se non altro perché è attivo un appalto di manutenzione del verde pubblico cittadino.
Se, come afferma il Dirigente del Settore Gestione del Territorio, il patrimonio arboreo è uno dei fattori di definizione del contesto urbanistico sarebbe opportuno visionare e censire i luoghi ove poter ripristinare la vegetazione andata perduta e, quindi, contrastare l’impoverimento del verde pubblico. Non si conosce quante siano le piante arboree presenti in città anche per estrapolare un, sia pure approssimativo, rapporto verde/cittadino. Sta di fatto che a osservare i luoghi ove la consistenza vegetale appare depauperata si avverte la sensazione di una scadente estetica del decoro, specie quando s’intravvedono, tuttora, i ceppi degli alberi tranciati alla radice e rimossi per vetustà o per altra ragione, e mai rimpiazzati.
D’altro canto piantare alberi, è un obbligo di legge e, a questo riguardo, va ricordata la norma nazionale introdotta sin dal 1992 e aggiornata con la successiva legge, la n. 10 del 14.01.2013, che impone ai Comuni, con abitanti superiori alle quindicimila unità, di piantare un albero per ogni neonato. Eppure è una Legge dello Stato che, per quanto mi risulta, non pare sia stata mai attuata.
Giuseppe Maldarella