Col tempo abbiamo cominciato a credere che il cinema italiano sia divenuto un surrogato di pessima qualità delle produzioni internazionali, in particolare di quelle americane: Ultima notte di Amore però
può farci ricredere.
Scritto e diretto da Andrea Di Stefano, attore e regista romano che ha collaborato con diverse realtà estere, la pellicola riprende il genere polar, un’unione tra il poliziesco e il noir che ha avuto parecchia fortuna in Francia tra gli anni ’40 e ’60.
La storia è semplice: Franco Amore (Pierfrancesco Favino) è un poliziotto che in trentacinque anni di onorato servizio non ha mai sparato a nessuno. La notte prima del pensionamento però si rivelerà essere la più difficile tra tutte.
Il grande merito del regista è quello di aver creato una storia estremamente realistica e cruda. Proprio per questo motivo è difficile tracciare una linea netta tra i buoni e i cattivi: nella pellicola, infatti, il vero protagonista è l’uomo con tutte le sue sfumature, non il concetto idealizzato che abbiamo di lui. Franco, come dicevo, è un poliziotto onestissimo, ma per guadagnare qualcosa in più è costretto a svolgere un servizio di security privata per alcune persone che agiscono ai limiti della legalità. Per questo motivo possiamo definirlo cattivo?
Stesso discorso vale per Milano, città in cui è ambientata la pellicola. Di mattina ci viene mostrata come una metropoli vivace, frenetica, piena di ricchezze. Di notte però scopriamo l’altro volto: quello in cui la malavita regna sovrana e agisce di nascosto, con sotterfugi e sparatorie. Per questo motivo possiamo definire Milano pericolosa?
A voi la risposta.
Simone Lucarelli