Tanatosi, far finta di morire per non morire

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È risaputo che nel mondo animale, spesso e volentieri, vengano messi in atto comportamenti difensivi di ogni genere, ma quanti hanno mai sentito parlare di tanatosi?

In etologia, ovvero quella branca della biologia e della zoologia atta allo studio comparato dei comportamenti animali, la tanatosi è definita come un vero e proprio meccanismo di difesa, che si manifesta mediante la simulazione di una morte apparente, accompagnata da atteggiamenti fittizi, quali l’esposizione delle parti ventrali o l’apertura della bocca con la conseguente fuoriuscita della lingua o, ancora, l’irrigidimento totale del corpo.

Già, difatti, dalla denominazione si può evincere la natura di tale metodo paradossale: tanatosi, etimologicamente , si rifà a thanatos, nonché la morte, personificata presso gli antichi greci da una figura divina celebre per la sua componente cataclismatica, detentore di una potenza inflessibile ed imperscrutabile ed incline alla distruzione.

D’altra parte, in natura , questa morte simulata e dissimulata è prerogativa di due categorie animali: prede e predatori.

Sembrerebbe contraddittorio se visto in maniera superficiale, anche se in realtà, a seguito di un’oculata analisi, si può ben evincere  come essa sia  dapprima mossa dal mero spirito di sopravvivenza dal momento che c’è chi deve procacciarsi del cibo e chi vuole sottrarsi ad una brutta fine.

Questo comportamento è, pertanto, tipico di svariate categorie zoologiche: anfibi, insetti, mammiferi, uccelli e , soprattutto, rettili.

Esempio lampante nel mondo animale è, senza alcun dubbio, l’opossum, marsupiale nordamericano che, in caso di pericolo, si accascia a terra, irrigidendo il proprio corpo, con le zampe rivolte verso l’alto, gli occhi spalancati e la lingua penzolante, per un arco di tempo che può durare anche ore.

La visione difatti tende a disorientare il predatore, che, peraltro, prova anche uno stato di ripugnanza in virtù del liquido verdognolo maleodorante che tale animale è solito rilasciare per incrementare la sua credibilità di cadavere.

Tra i rettili , invece, spicca la biscia dal collare, serpente acquatico non velenoso, che, in caso di necessità, tende a distendersi prono , con la bocca disserata, ed è in grado di emettere dalla cloaca una sostanza liquida notevolmente sgradevole, accompagnata anche da azioni di autoemorrea, ovvero la delibera fuoriuscita di sangue dal proprio corpo.

Tra i predatori, spicca la volpe, che, servendosi della sua emblematica astuzia, è in grado di ingannare gli altri animali, ponendosi in una situazione di netto vantaggio.

L’adozione di tale tecnica, tende ad attirare uccelli necrofagi, come corvi o cornacchie, o anche particolari tipologie di insetti, sui quali il mammifero si avvinghia con uno scatto fulmineo avendo, la stragrande maggioranza delle volte, la meglio sulle proprie vittime.

Raffaello Quarto

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