Il 25 marzo scorso è stata inaugurata presso gli ambienti del Castello Aragonese di Conversano l’importante mostra sul pittore Antonio Ligabue, uno degli artisti italiani più importanti ed apprezzati del Novecento, a cura del Comune di Conversano e Arthemisia. Con oltre 60 opere, la mostra, che si protrarrà fino all’8 ottobre, intende indagare la figura di tale artista, che rappresenta sicuramente una personalità sui generis del secolo scorso.
Nato a Zurigo nel 1899 da madre italiana, visse un’infanzia molto difficile, segnata da numerose perdite nel contesto famigliare e dalle condizioni economiche disagiate, alle quali si aggiunse la malattia. Il tutto portò a una generale compromissione dello sviluppo fisico, mentale e psichico dell’artista. Cambiò molte volte scuola a causa del carattere difficile, trovando però sollievo nel disegno e lavorando saltuariamente come bracciante agricolo. Espulso dalla Svizzera in seguito all’aggressione alla madre adottiva, si trasferì a Gualtieri, dove praticava una vita nomade: solo l’espressione artistica mitigava le sue ossessioni e riempiva la sua solitudine. Scoperto dal Mazzacurati, imparò l’uso dei colori ad olio, decidendo di dedicarsi interamente a tale occupazione. Fu più volte ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia a causa dei suoi attacchi violenti autolesionistici o contro altri. Fu solo tra gli anni ’40 e ’50 che avvenne la consacrazione dell’artista, che fu definitiva dopo l’esposizione presso la Galleria La Barcaccia di Roma. Nel ’62 fu colpito da un’emiparesi e morì nel ’65 presso il ricovero Carri di Gualtieri.
Tramite i suoi quadri, l’artista riusciva a rappresentare le sensazioni che non era in grado di esprimere a parole. Operava senza utilizzare modelli e senza eseguire disegni preparatori. Predilige i soggetti che appartengono al mondo animale in stato di quiete o tensione, ma realizza anche rappresentazioni della vita quotidiana e scene della realtà rurale. La mostra ripercorre quelli che sono i tre periodi diversi della produzione di Ligabue, fino al ’39, dal ’39 al ’52 e dal ’52 al ’62, segnati da un progressivo arricchirsi della tavolozza, dei dettagli e della definizione dell’immagine.
Accanto ai quadri, tra i quali spiccano molti autoritratti, sono esposte anche alcune sculture. La produzione scultorea, parallela a quella pittorica, riprende i soggetti animali e li elabora ulteriormente, dando maggiore vivacità alle figure. Purtroppo, molte di queste opere scultoree sono andate perdute, anche a causa della particolare tecnica utilizzata (spesso Ligabue modellava la terracotta con la bocca senza procedere alla cottura).
La mostra consente di effettuare una disamina dei principali nuclei tematici della produzione di Ligabue, approfondendo la sensibilità dell’artista e le sue vicende biografiche, che senz’altro ne hanno influenzato pesantemente l’operato.
Giuseppe Mennea