Nato a Scottusa, nella regione greca della Tessaglia, Polidamante è stato uno dei più grandi pancratisti dell’antichità, nonché vincitore delle Olimpiadi del 408 a.C. (clicca qui per leggere l’articolo sul pancrazio).
Tutto quello che sappiamo su di lui lo dobbiamo allo storico Pausania che ricordava la sua incredibile statura, superiore a qualsiasi atleta, e alcuni episodi in cui ha dimostrato la sua impareggiabile vigoria fisica.
Uccise a mani nude un leone ferocissimo sul monte Olimpo, per emulare le imprese di Eracle, fermò un cocchio in piena corsa ghermendolo dalle ruote posteriori, e bloccò un toro furioso che riuscì a divincolarsi dalla robusta stretta dell’uomo solo lasciando lo zoccolo nella sua mano.
Queste storie immediatamente fecero il giro del mondo e non ci volle molto prima che arrivassero alla corte di Dario II, il quale invitò Polidamante a Susa, capitale dell’impero persiano, per vederlo in azione. Decise allora di farlo combattere con tre immortali armati: i primi due furono ammazzati, l’ultimo, terrorizzato, scappò a gambe levate. Si narra poi che durante la strada del ritorno verso la Grecia, Polidamante avesse ammazzato altri leoni di montagna per divertimento.
Anche la sua morte è straordinaria: un giorno mentre riposava assieme a dei suoi amici in una grotta si verificò un crollo. Il lottatore greco, senza pensarci due volte, si alzò in piedi e, come Atlante, resse sulle spalle i pesanti macigni, permettendo ai compagni di salvarsi la vita.
In suo onore, qualche secolo dopo, il famoso scultore Lisippo lo ritrasse in una statua, di cui oggi rimane solo la base, e che in antichità si credeva avesse poteri taumaturgici.
Simone Lucarelli