La vicina Bisceglie, primo centro della Sesta Provincia, presenta nell’agro una serie di testimonianze storiche e artistiche di un certo spessore: casali, chiese e masserie che dimostrano come, in un passato remoto, era la stessa campagna ad essere abitata, e non solo il centro urbano. Esempi simili sono riscontrabili praticamente ovunque, tuttavia, quelli che analizzeremo oggi, sono casi sui generis, sia per storia che per elementi artistici che possono essere in essi individuati.
La prima struttura che analizziamo è il Casale di Giano: esso sorge nei pressi della provinciale per Andria, ai confini con Trani. È sicuramente una delle più antiche testimonianze presenti a Bisceglie, si pensi che addirittura furono rinvenuti reperti di epoca romana, come monete e un’iscrizione del periodo di Giuliano l’Apostata; l’iscrizione, in particolare, indica la presenza di un antico tempio dedicato al culto di Giano bifronte, culto soppresso poi dai Longobardi, ma rimasto nel toponimo del luogo di culto, che fu quindi dedicato a S. Maria di Giano. Le prime notizie risalgono al 965, ma la struttura fu modificata più volte nel corso dei secoli; in particolare, si individua un ciclo di affreschi datato al XIII secolo e successive modifiche settecentesche di gusto barocco, che testimoniano come il casale non sia mai stato abbandonato. Ancora oggi, la seconda domenica dopo Pasqua si tiene qui una celebrazione. Attorno alla chiesa vera e propria sorgono una serie di strutture a carattere produttivo e residenziale, mentre, a circa 300 metri, è possibile identificare un’altra chiesa comunemente identificata come Tempio di Giano: la struttura, completamente romanica, è a pianta centrale e presenta aggiunte posticce, tra cui un’abitazione con un bel portico neoclassico.
La seconda struttura che consideriamo è il Casale di Pacciano, che sorge sulla via vecchia per Corato. Le prime notizie storiche risalgono, in questo caso, addirittura al 789, quando era identificato come “Papianus” o “Praemineanus”: tali denominazioni indicherebbero come all’epoca qui risiedesse l’autorità religiosa o giuridica del circondario. Il casale presenta, in questo caso, anche delle importanti fortificazioni, come una torre di vedetta, nonché tutta una serie di edifici dedicati ad abitazione, al ricovero di animali e a deposito. L’antico solco delle mura è stato comunque modificato, andando a ridurre lo spazio disponibile tra le varie strutture, probabilmente una volta che l’importanza del luogo era venuta meno a causa dell’abbandono. Sicuramente l’elemento di spicco dell’antico centro è la chiesa d’Ognissanti, che ricalca la struttura della chiesa di S. Basilio di Giovinazzo, ma con dimensioni ben maggiori: essa raggiunge un’altezza complessiva di ben 9 metri a livello della cupola. La copertura di quest’ultima presenta una struttura piramidale a chiancarelle sovrapposte. Oggi il casale è stato recuperato e restaurato ed è adibito a osservatorio astronomico.
L’ultima struttura che consideriamo è il Casale di Zappino, che sorge a confine con Molfetta sull’antico tracciato per Terlizzi, a non troppa distanza della zona industriale. All’interno del recinto è presente una chiesa, risalente presumibilmente all’anno Mille, e una torre di vedetta più recente, decorata a metà del Seicento da un piccolo campanile a vela. Poco lontano dal casale sorge un’ulteriore fortificazione o vedetta. Nella chiesa si conserva una tela raffigurante una Madonna nera, oltre che un ciclo di affreschi absidali purtroppo danneggiati dall’incuria. Tale Madonna che, secondo la leggenda, invocata, apportò piogge in un periodo di siccità, è ancora venerata con una celebrazione la prima domenica dopo Pasqua.
Giuseppe Mennea