Tra la festa per lo scudetto del Napoli, una guerra alle porte dell’Europa in cui ogni trattativa sembra essere vana e scenari apocalittici dovuti a pandemie e cambiamenti climatici, sembra proprio che i mass-media italiani non si siano accorti di una lettera che sta facendo il giro del mondo: quella di Julian Assange indirizzata al nuovo re d’Inghilterra Carlo III.
Assange si trova nella prigione di Belmarsh a Londra dall’11 aprile 2019 per aver diffuso sul web, tramite WikiLeaks, migliaia di documenti che denunciano i crimini di guerra delle forze statunitensi nei territori di Afghanistan e Iraq (video Collateral Murder, aprile 2010; diari della guerra in Iraq, ottobre 2010; Cablegate, novembre 2010)
Questa lettera è il primo documento scritto dall’hacker da quando è in carcere. Di seguito alcuni stralci in traduzione:
“A Sua Maestà il Re Carlo III,
In occasione dell’incoronazione del mio sovrano, ho ritenuto opportuno rivolgervi un caloroso invito a commemorare questa importante occasione visitando il Vostro regno nel regno: la prigione di Sua Maestà Belmarsh.
Senza dubbio ricorderete le sagge parole di un famoso drammaturgo: «La qualità della misericordia non è tesa. Cade dal cielo come la dolce pioggia dal cielo sul luogo in cui si trova».
Ah, ma cosa saprebbe quel bardo della pietà di fronte alla resa dei conti all’alba del Vostro storico regno? Dopotutto, si può davvero conoscere la misura di una società da come tratta i suoi prigionieri, e il Vostro regno ha sicuramente eccelso in questo senso.
(…)
In qualità di prigioniero politico, detenuto per volontà di Vostra Maestà per conto di un sovrano straniero imbarazzato, sono onorato di risiedere tra le mura di questa istituzione di livello mondiale. Davvero, il Vostro regno non conosce limiti.
Durante la Vostra visita, avrete l’opportunità di banchettare con le delizie culinarie preparate per i vostri fedeli sudditi con un generoso budget di due sterline al giorno. Assaporerete le teste di tonno miste e le onnipresenti forme ricostituite che sono presumibilmente fatte di pollo. E non vi preoccupate, perché a differenza di istituzioni minori come Alcatraz o San Quintino, non ci sono pasti comuni in una mensa. A Belmarsh, i prigionieri cenano da soli nelle loro celle, assicurando la massima intimità con il loro pasto.
(…)
Avrete anche l’opportunità di rendere omaggio al mio defunto amico Manoel Santos, un omosessuale che rischiava la deportazione nel Brasile di Bolsonaro e che si è tolto la vita a soli otto metri dalla mia cella usando una rozza corda ricavata dalle sue lenzuola. La sua squisita voce tenorile è stata messa a tacere per sempre.
(…)
Ma non temete, perché c’è bellezza da trovare tra queste mura. Rifatevi gli occhi con i pittoreschi corvi che nidificano nel filo spinato e le centinaia di topi affamati che chiamano Belmarsh casa. E se venite in primavera, potreste persino intravedere gli anatroccoli deposti da germani reali all’interno della prigione. Ma non indugiate, perché i topi famelici assicurano loro una vita breve.
Vi imploro, re Carlo, di visitare la prigione di Sua Maestà Belmarsh, poiché è un onore che si addice a un re. Nell’intraprendere il Vostro regno, possa sempre ricordare le parole della Bibbia di Re Giacomo: «Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia» (Matteo 5:7). E possa la misericordia essere la luce guida del Vostro regno, sia all’interno che all’esterno delle mura di Belmarsh.
Il Vostro suddito più devoto,
Julian Assange”
Simone Lucarelli