Basta osservare le immagini di alcuni tronchi della pista ciclabile interna alla città per rimanere sbalorditi per lo stato in cui versa l’opera cui, appena due anni fa, aprile 2021, ne è stata certificata la conclusione, da parte del RUP, l’ing. Carrieri, all’epoca facente funzione di Dirigente del 3° Settore “Gestione del Territorio”. E’ notorio che detta realizzazione, per quanto propagandato dal precedente governo cittadino, avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della città, costituendo un importante investimento, a vantaggio della comunità, per una nuova prospettiva di vivibilità e qualità della vita, declinata secondo la logica di una diversa mobilità urbana. Da qui la denominazione di Greenway cittadina data al documento pianificatorio preliminare, elaborato dalla Società di Ingegneria ECO-Logistica S.r.l. di Bari, per la presentazione dell’intervento infrastrutturale al Concorso Urbanpromo 2016, dedicato alla “Rigenerazione ambientale, economica e sociale”. L’ingegnosa proposta progettuale, messa in vista mediante notevoli illustrazioni grafiche, fu molto apprezzata dai visitatori della mostra al punto da meritare il premio a concorso per la Sezione espositiva afferente alla tematica della Riqualificazione dei centri urbani.
E, di fatto, la notevole documentazione cartografica della Greenway giovinazzese così ne esplicitava l’esecuzione dell’intervento: «Dalla Lama Castello fino al Lungomare Marina Italiana una GREENWAY attraverserà la cittadina. La concezione di Greenway va oltre quella di una semplice pista ciclabile (con cui spesso viene confusa). Nel caso di Giovinazzo, la Greenway parte dalla Lama Castello e attraversa la città, pensata come ad un luogo ormai abbandonato in termini di qualità della vita, quindi da recuperare utilizzando possibili percorsi, coinvolgendo la campagna, il mare, i luoghi rupestri di intertesse archeologici, l’archeologia industriale. Il programma di realizzazione della Greenway è accompagnato da azioni di sensibilizzazione sulla mobilità sostenibile, costituito da iniziative come gli incentivi per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita, il sostegno alla ciclofficina, la realizzazione di eventi e conferenze per la promozione degli spostamenti in bici».
Che quel palistesto programmatico di Giovinazzo, reso pubblico presso la prestigiosa Gallery della Triennale di Milano, nel novembre 2016, fosse solo una astratta idea di pianificazione per rispondere con le nuove tendenze della mobilità a possibili soluzioni di problematiche urbanistiche, lo si comprese subito, quando l’Assessore ai LL.PP., Depalo, e, in modo particolare, il Sindaco, Depalma, ebbero a presentare alla Giunta, per l’approvazione, la progettazione esecutiva della ciclopista. Già, allora, si ebbe la percezione che, di fatto, l’opera in cantiere trattavasi semplicemente della costruzione di una normalissima corsia ciclabile, da ricavarsi forzatamente nell’ambito dell’esistente rete stradale della città. Tant’è che detta pianificazione esecutiva con relativo computo economico fu approntata, appena nel giro di 3 mesi -dall’agosto a novembre 2017- dall’ing. Sante Scaringi, col costo complessivo di € 500.000,00, comprese le spese di progettazione e della Direzione Lavori, affidata anche questa allo stesso professionista, per un onorario di poco più di € 45.000,00. La Giunta, dopo qualche giorno dalla consegna del progetto da parte dell’ing. Scaringi, proprio sotto l’euforia della notizia del conseguimento del premio dall’Istituto Nazionale Urbanistica per la rassegna del 2016, con propria Delibera n. 186 del 17 novembre 2017 ebbe ad approvarlo, avendo già acquisito la disponibilità finanziaria alla copertura della spesa. Il Comune, infatti, aveva introitato, a maggio 2017, l’importo di € 2.000.000,00 del Fondo di Sviluppo e Coesione di cui alla Convenzione del “Patto per Bari” cui era compreso il finanziamento della Greenway cittadina” per un importo di € 500.000,00, come da scheda CUP j79j17000030002.
Ma il dato più sorprendente di questa controversa scelta politica disposta dal Sindaco Depalma fu il verificarsi, già all’apertura del cantiere nel marzo del 2019, di enormi difficoltà tecniche nell’esecuzione dei lavori secondo il progetto, approvato in tutta fretta, e appaltato con pubblica gara. L’impresa edile del geom. Nicola Toscano, capofila del RTI, aggiudicatario dell’appalto con ribasso del 30,72% sull’importo dei lavori posti a gara, ebbe a rilevare, infatti, evidenti intoppi e insormontabili impedimenti tecnici nel mettere in opera alcuni tratti della corsia ciclistica, la cui costruzione avrebbe fortemente ristretto le careggiate delle strade interessate, tutte a intenso traffico automobilistico.
Ci si rese conto, solo nella fase di operatività del cantiere, che in molte zone del territorio cittadino le linee progettuali della pista non trovavano attualizzazione, data l’esistente infrastrutturazione stradale che non poteva essere ridimensionata con l’inserimento della corsia ciclabile. Di tanto la Giunta ritenne di dover correre al riparo decidendo di apportare una consistente modifica strutturale del tracciato, precedentemente approvato e appaltato nell’aprile 2018. Con Delibera n. 164 del 7.11.2019, incaricò la Direzione Tecnica comunale di disporre una variante esecutiva al progetto approvato, in parte già messa in opera, nel corso dei lavori che, man mano, concretamente si rendevano fattibili. La variante, predisposta sempre dal Progettista, ing, Sante Scaringi in termini sanatori delle esecuzioni poste in essere, fu approvata, il mese successivo, dalla Giunta, con propria Delibera n.201 del 12 dicembre 2019 con un aumento del 10,99% della spesa, pari a € 30.095,73, sull’importo dei lavori appaltati che passò da € 373.016,37 a € 415.035,31, al lordo del ribasso d’asta.
Queste le gravi vicissitudini che caratterizzarono l’appalto e l’esito stesso della costruzione della ciclovia il cui prodotto finale è risultato essere completamente diverso dal progetto originario che, peraltro, non fu nemmeno posto alla vaglio del Consiglio Comunale, trattandosi di un intervento che ha alterato gran parte della rete stradale comunale. E v’è di più, la stessa Delibera n.201 del 12 dicembre 2019, che ridefinì l’intero tracciato della pista, cancellandone diversi tratti, come la connessione con l’altra corsia ciclabile del lungomare di levante e l’attraversamento della Piazza Grande, di Via Fossato, di Via Vittorio Veneto, ed altre ancora, fu adottata da un collegio assessorile dimezzato, essendo costituito da 3 Assessori, anzichè 5, con l’assenza proprio degli Assessori all’Urbanistica e al Bilancio e Finanze.
E, da ultimo, per dare una sembianza di verde alla infrastruttura, nell’area centrale della città, lungo il cordolo di cemento che separa la pista dalla sede stradale, fu posta una fila di fioriere intermezzata da pannelli plastificati, riproducenti scorci fotografici storici, colti dal rinomato artigiano dello scatto, sig. Vincenzo Mottola.
Volendo tralasciare ogni indicazione circa il degrado di quelle fioriere che, come le tante altre, poste su alcune imboccature stradali a fare da impedimento al traffico veicolare, traboccano di vegetazione selvatica o del tutto prive di piante ornamentali, non si può non rappresentare cosa sono diventati quegli apparati metallici che incorniciano le riproduzioni fotografiche, sopra indicate. Un gran numero di quei pannelli fotografici sono stati asportati, in maniera rovinosa, e le stesse strutture metalliche che li contenevano sono state forzate e in parte scardinate alla base ove sono saldate a piatre bullonate alla pavimentazione stradale. Nel modo cui sono ridotti quegli arredi, indipendentemente dal senso di immagine scadente che danno di quella infrastrutturazione, possono anche diventare un fattore di rischio per cose e persone. Per la qual cosa un qualche provvedimento necessita prendere, magari decidere di rimuoverli, presumendo che, a breve, i pannelli fotografici saranno tutti asportati se non vandalizzati, sempre che non ci si voglia prendere cura seriamente.
Mi è arduo, tuttavia, comprendere cosa abbia mosso l’Amministrazione a corredare con quegli elementi aggiuntivi la pista, peraltro, posizionati solamente lungo il tratto da Piazza S. Agostino fino al termine di Corso Amedeo, avendo consapevolezza che manca ancora una certa qualità di civismo al rispetto e alla tutela dei beni di tutti, specie degli arredi urbani.
Certo è che all’autocelebrazione politica degli Amministratori, fa poi riscontro la realtà, intesa dagli amministrati, che ci racconta ben altro.
Nella foto di testa: Piano della Greenway che da Lama Castello al Lungomare Marina Italiana avrebbe dovuto attraversare la città.
Giuseppe Maldarella