L’antico borgo di Sovereto

Frazione di Terlizzi sul tracciato della Via Appia, già stazione dei Cavalieri di Malta

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Un luogo in passato strategico, legato ad antiche leggende e ai cavalieri dell’ordine di Malta: stiamo parlando della piccola frazione di Sovereto, nel comune di Terlizzi. Il borgo si sviluppava lungo il tracciato della Via Appia-Traiana, oggi occupato dall’ex statale 98, e quindi rappresentava una tappa fissa per le colonne di pellegrini e cavalieri diretti in Terrasanta.

Sovereto si compone di due vie fra loro parallele e da poche abitazioni sorte nei secoli attorno al santuario di Santa Maria di Sovereto, nucleo originario del borgo. Secondo la leggenda, un pastore di Bitonto, attorno all’anno Mille, rinvenne in una piccola grotta un’icona raffigurante una Madonna col Bambino, che divenne patrona della città proprio col nome di Santa Maria di Sovereto, dall’antica denominazione della località “locus Suber” o “Suberitum”. Nel luogo del ritrovamento, fu quindi costruita una prima chiesa romanica, dotata di torre campanaria, che fungeva anche da torre di avvistamento. Di questo primo complesso rimangono pochi elementi, come l’abside che, all’esterno, è decorata da colonnine e archi, oltre ad essere provvista di copertura a chiancarelle, tipica di questa zona (essa consiste in una copertura di pietre piatte disposte a secco).

Attorno alla chiesa sorsero presto due conventi, uno femminile e uno maschile. Quest’ultimo, nel periodo delle Crociate, divenne di pertinenza dell’ordine dei giovanniti, i futuri Cavalieri di Malta, che vi realizzarono anche un piccolo ospedale.

Il complesso religioso visse il suo periodo di massimo splendore proprio in concomitanza delle Crociate. Perse progressivamente importanza con l’abbandono della consolare Traiana a seguito del sacco di Otranto.

Il santuario di Sovereto subì comunque molti rifacimenti nel corso dei secoli, che ne hanno stravolto l’aspetto, specie all’interno, dove le antiche decorazioni medievali sono riscontrabili esclusivamente nella sacrestia e alle spalle dell’attuale altare in legno dorato. Sicuramente gli interventi più pesanti furono effettuati nell’Ottocento dalla famiglia Lamparelli. I suoi esponenti furono custodi del santuario e, in questa veste, stabilirono qui la loro dimora, inglobando nella loro villa i resti dell’antico ospedaletto dei giovanniti.

Il santuario si sviluppa attorno a una corte rettangolare, delimitata sul lato della via d’accesso da un muro di cinta con portale, a destra da Villa Lamparelli, a sinistra dalla chiesa e da altre proprietà minori. La pavimentazione della corte è in parte costituita dall’antico basolato medievale. Dal lato di Villa Lamparelli sono anche presenti delle antiche bifore della struttura giovannita, anche se rimaneggiate in tempi recenti. Su tutti i lati della corte troviamo materiale epigrafico di varie epoche e numerosi stemmi.

La facciata della chiesa è molto semplice, come anche il portale, sul quale vengono ricordati i lavori effettuati dalla famiglia Lamparelli nel 1874. Sono presenti due piccole finestre e si può anche notare quello che doveva essere il livello della facciata originaria, che era caratterizzata da una copertura a spioventi. Sulla destra è presente anche un piccolo campanile a vela.

Sul lato sinistro della chiesa, nella parte posteriore della struttura, si trova la torre d’avvistamento, che rappresentava la parte fortificata del santuario. Sono presenti ancora, su più lati della stessa torre, delle caditoie.

All’esterno del santuario, le abitazioni sono più semplici e organizzate, per la maggior parte, su un unico livello.

Il borgo è stato negli anni molto rivalutato: è quasi interamente area pedonale, la pavimentazione stradale è ottima, il verde curato e le nuove abitazioni, per lo più ville famigliari, non hanno manomesso l’integrità del borgo medievale. Un esempio, quindi, virtuoso di tutela del patrimonio storico locale.

Giuseppe Mennea

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