All’ingresso di Trani, sul tracciato della vecchia statale 16, sorgono due grandi colonne, che fanno da coronamento a un antico cancello, quasi sempre chiuso, decorato da un imponente scritta in ferro battuto che recita “Mio rifugio”. Se si prova a curiosare osservando oltre l’antico cancello, si nota un lunghissimo viale e poi uno spiazzo su cui si affaccia, scenografica, una grande struttura: è Villa Turrisana, antica dimora dell’Ottocento, al centro di un lungo contenzioso, che probabilmente potrà rinascere a breve, a seguito di alcuni lavori di rifacimento.
La struttura, originariamente proprietà della famiglia Antonacci, sorge al centro di un vasto campo, che la fa risaltare ancora di più nella sua attuale decadenza. La facciata è semicircolare e si instaura su un piazzale che ha una funzione intermediaria tra il viale e l’edificio stesso. Questo si sviluppava originariamente su un piano interrato, un piano terra e il piano nobile, ad oggi completamente sventrato, e di cui rimane solamente la facciata.
La vicenda decennale che ha visto coinvolta la struttura parte nel 2009, quando la società proprietaria dell’edificio ottiene dal comune di Trani il permesso a costruire per adattare l’antica dimora a struttura ricettiva. I lavori di adeguamento funzionale e strutturale coincisero con l’abbattimento del piano superiore e l’innalzamento di pilastri in cemento armato per rendere la struttura antisismica.
La costruzione di tali pilastri fu, però, presto contestata dal comune, che sospese il permesso a costruire precedentemente ottenuto dalla società. Questa, fatto ricorso, avviò una serie di procedure e contenziosi che si sono protratti per un abbondante decennio, fino a un accordo, sottoscritto nel 2020, che da un lato ha esonerato il comune dal pagamento di un pesante risarcimento alla società, uscita vincitrice dalla questione, e dall’altro ha consentito la ripresa dei lavori.
L’attuale progetto è la trasformazione della magione in un residence, con la realizzazione di una decina di nuovi appartamenti, aree comuni, una piscina e un solarium. Il tutto mantenendo gli antichi alberi e rimpiazzando quelli venuti meno nel corso del tempo.
Aldilà dell’esito del contenzioso e del futuro della struttura, da segnalare è sicuramente come gli stessi lavori abbiano completamente modificato quanto esistente, per cui piuttosto che lavori di recupero e adeguamento si potrebbero senza timore definire lavori di rifacimento. Della vecchia villa, infatti, rimane ormai ben poco, e le stesse decorazioni che sicuramente abbellivano gli ambienti della magione sono ormai un antico ricordo. Pochi dettagli sono sopravvissuti, e tra questi alcune vecchie epigrafi che verosimilmente decoravano la cappella del complesso.
Giuseppe Mennea