Le cronache di questi ultimi giorni, con cui si è stata data notizia di un incremento turistico, anche straniero, a Giovinazzo, in coincidenza con l’inizio della stagione estiva, hanno, altresì, evidenziato disappunto per l’interdizione delle chiesette dislocate nel vecchio borgo, sistematicamente chiuse per l’assenza di celebrazioni liturgiche. L’impraticabilità della visita ai caratteristici luoghi della tradizione religiosa, è stato rimarcato, non agevola la crescita del livello di attrattività paesaggistica e storico-culturale che merita la realtà cittadina. Si è supposto, infatti, che le antiche sedi confraternali, quali scrigni di opere d’arte, possano fare da richiamo e suscitare la curiosità di coloro che vi giungano, anche di passaggio, in città. A riscotro di tale rimostranza pare essere stata data assicurazione da parte dei decisori politici che sarebbe stato raggiunto un accordo con l’autorità diocesana che, nei mesi estivi, si provvederà a tenere aperte dette chiesette per poter essere fruibili dai turisti che intendano apprezzare i tanti aspetti artistici, storici e religioso-culturali del vissuto popolare della nostra gente.
Certo, l’apertura, di tanto in tanto, di questi piccoli edifici di culto, non più funzionanti all’esercizio religioso, tanto che qualche autore li ha definiti, di recente, con un suo libro “Chiese non Chiese” (Tommaso Montanari, Ed. Giulio Einaudi, 2021 -Collana Vele-), farebbe certamente bene, perché dà modo di far arieggiare i sacri ambienti e tenere in ordine gli arredamenti di cui sono dotati. Se non altro porterebbe ad attenzionare i responsabili delle istituzioni cristiane, originatesi con il diffondersi della dottrina tridentina, ancorchè destinate a un definitivo silenzio cultuale, perché non desistano dal loro impegno a conservare, materialmente, la presenza di un antico passato, ancora vivo nell’attualità culturale popolare.
Tuttavia, che questi edifici sacri possano considerarsi, nello stato in cui oggi sono, fattori di attrazione turistica, personalmente, rimango scettico, ancorchè non dubito che vadano perdendo sempre più, per una serie di motivazioni che qui non è il caso di dibattere, la loro ragion d’essere: luoghi di comunione dei confrati e di preghiera collettiva. Così pure ritengo che, se completamente dismessi, ancorchè s’improvvisassero come siti museali, resi visitabili a tempo pieno, non potrebbero ritenersi del tutto salvi, avendo perso il loro ruolo fondante di promozione e crescita spirituale delle sodalità che ebbero a realizzarli e ivi praticare la loro missione di socializzazione anche civile.
Aggiungo, peraltro, che, più volte, ho visto entrare in una di queste chiese storiche visitatori occasionali senza che mostrassero grande interesse ad ammirare i beni artistici presenti e a consultare le schede illustrative relative alla dotazione dei sacri arredi, dei secoli passati, ivi proposti al culto e anche quelli custoditi in bacheche all’uopo allestite. Ci si limitavano a un veloce sguardo d’assieme all’aula ecclesiale per poi, subito, uscirne senza alcun proposito a conoscere la storia e le qualità artistico-architettoniche del posto in cui erano capitati, quasi in un atteggiamento di alienazione totale. Solo qualche persona, credente, rendendosi conto della particolare situazione ambientale, si soffermava un momento davanti a un’immagine sacra o a un prezioso oggetto di uso liturgico, forse per ritagliarsi uno spiraglio interiore di respiro mentale o meglio di riflesso trascendentale, per poi fare il segno di saluto cristiano e, subito, imboccare l’uscio della porta per riprendere il girovagare per le viuzze dell’abitato antico.
Se, in questo senso, le chiesette del centro antico possano considerarsi poste turistiche, non si perda l’occassione, specie se l’autorità ecclesistica abbia convenuto di poter consentire tale sorta di fruizione delle “chiese non più chiese”!
Ma può essere questo un canone di marcketing turistico cittadino utile ad attirare più viaggiatori?
A parte, comunque, ogni mia personale considerazione riguardo al destino che si prospetta per gli edifici di culto non più officiati, mi stupisce enormemente che gli attuali amministratori tornino a preoccuparsi che si tengano aperte le chiesette sparse sul territorio della vecchia città, mentre mantengono inaccessibile, ormai da anni, l’”Antiquarium” di Piazza Umberto 13, ove giacciono tanti reperti storici e archeologici relativi alla storia secolare della città.
Non fa specie che si debba chiedere la disponibilità a poter visitare antichi edifici sacri quando, invece, si tiene precluso un centro di documentazione comunale con reperti lapidei, di valore storico-archeologico e, anche, di una certa incidenza turistica?.
Non starò qui a intrattenere nuovamente i lettori circa l’intricata vicenda che portò alla chiusura di quel piccolo centro museale, denominato appunto “Antiquarium”. di cui ho fatto, comunque, dettagliata esposizione con l’articolo, pubblicato a gennaio scorso, dal titolo: “L’INFO-POINT TURISTICO REGIONALE PRENDE IL POSTO DELL’ANTIQUARIUM AL CIVICO DI PIAZZA UMBERTO N.13. “ . Tuttavia non posso fare a meno di annotare la scarsa attenzione che si ha riguardo alla consevazione di quell’interessante patrimonio che la stessa Soprintendenza Archeologica di Taranto, all’epoca del contrasto tra la Pro-Loco e l’Amministrazione Depalma, ritenne degno di essere esposto al Museo Archeologico nazionale di quella città.
Da qui il motivo di preoccupazione che tutto quel materiale possa andare disperso se non riallocato e riposizionato ordinatamente in una sede espositiva appropriata, giacché il locale del civico n. 13 di Piazza Umberto, gia sede dell’”Antiquarium”, è destinato a divenire Centro Servizi del Sistema Turistico della Comunità Nuova Fior D’Olivi, oltre che Info-point turistico della Rete Regionale.
E’ di questi giorni, infatti, la decisione del Dirigente del 3° Settore, D.D. n.81 del 01.06.2023, di dar corso alla procedura di appalto per il restauro e l’adeguamento funzionale di quel locale al n.13 di Piazza Umberto, al piano terra dell’ex Palazzo del Governatore, per insediarvi il Centro Servizi di informazione turistica, finanziati con il contributo di complessivi € 88.231,33, messi a disposizione dal Gal Nuovo Fiori D’Olivi, cui Decreto n.4/2022 del 08.04.2022. Per la qual cosa tutto il materiale documentario e di reperti archeologici ivi depositati dovrebbe essere rimosso e trasferito altrove per consentire l’esecuzione delle opere di ristrutturazione del locale.
Stando alla decisione assunta dalla precedente Amministrazione, nel marzo del lontano 2018 (D.G. n.46/2018), la sede dell’”Antiquarium” dovrebbe essere l’intero piano superiore dell’ex Palazzo del Governatore con ingresso dal portone al civico n.14 di Piazza Umberto cui, comunque, non pare siano state portate a termine le opere di restyling di detto plesso. L’atto di affidamento dell’appalto per il recupero conservativo dell’intera superficie del primo piano dell’immobile ne prevedeva la conclusione al 31 dicembre scorso.
Sembra, invece, che i lavori siano sospesi, da diversi mesi, per cui non sarà possibile ricollocare in quegli ambienti il materiale dell’”Antiquarium” per consentire l’intervento di adeguamento del basso al civico n.13, destinato al servizio turistico del Gal Nuovo Fiori D’Olivi come anche a quello della rete informativa regionale, per quanto si ricava dalla recente Delibera di Giunta n.244 del 28.12.2022.
Dunque, non è per niente fuori luogo che s’interpelli nuovamente il governo del dott. Sollecito circa la sorte che intende riservare al centro museale “Antiquarium”. E, soprattutto, perché quel materiale lapideo, raccolto con tanta cura e interesse, non vada disperso è indispensabile assicurarsi che sia adeguatamente catalogato, censito e salvaguardato, finchè rimane depositato nel locale di fianco alla sede della Pro-Loco.
Insomma, è effettiva intenzione di valorizzare quel patrimonio storico e artistico? E’ previsto realmente l’allestimento di un contenitore attrezzato per accogliere quei reperti lapidei in modo da essere, ordinariamente, visitabili dal pubblico?
E, nel frattempo, c’è un responsabile cui è affidata la diretta custodia e la consevazione di tutti gli oggetti che sono rimasti depositati nel locale del civico 13 di Piazza Umberto, dopo che ne fu sottratto il possesso alla Pro-Loco, che era anche consegnataria del materiale ivi esposto?
Giuseppe Maldarella