L’entroterra barese a volte può sorprendere, presentando alcune testimonianze storiche di un certo pregio ad oggi, il più delle volte, dimenticate. Un esempio di un certo livello è Masseria Don Cataldo, altrimenti conosciuta come Castello dei Fascina o Castellaccio.
La struttura, edificata a metà del Seicento dall’allora duca di Canneto (centro che, unito a Montrone, costituì l’attuale Adelfia), Carlo Tommaso de Nicolai. Il figlio di lui, un gesuita di nome Cataldo, diede il nome al complesso, che poi è passato di mano in mano per più proprietari fino al casato dei Fascina. Il centro produttivo è rimasto attivo ininterrottamente almeno fino alla metà del Novecento, per poi essere abbandonato. Solo recentemente pare si siano avviati lavori di consolidamento, che hanno, innanzitutto, impedito l’ingresso all’edificio che quindi, attualmente, può essere contemplato solo dall’esterno.
È sicuramente una struttura che non passa inosservata e si nota facilmente muovendosi da Loseto o da Bitritto in direzione Adelfia. Sorge al centro di un vasto terreno seminativo, e vi si accede percorrendo un lungo viale decorato, a ridosso della provinciale, da uno straordinario portale d’accesso in pietra, finemente lavorato.
Osservando l’edificio, ben si capisce il perché sia conosciuto come castello. Presenta, infatti, sulle facciate laterali, due coppie di torri cilindriche che, pur avendo nei fatti una scarsa attitudine difensiva (sono essenzialmente di decorazione, non presentando feritoie), ricordano la forma di una fortezza medievale. La facciata è poi arricchita da due loggiati posti simmetricamente ai lati della scalinata che conduce al piano nobile. Nel centro della facciata, invece, un vasto spazio oggi bianco ma che, probabilmente, presentava originariamente altre decorazioni oggi perdute.
Ma è all’interno che si dovrebbe notare la ricchezza dell’edificio. Da alcune foto che circolano (lo ricordiamo, la struttura al momento non può essere visitata all’interno), si nota un vero tripudio di affreschi di chiaro gusto barocco, alcuni, purtroppo, irrimediabilmente danneggiati dai vandali.
Nonostante l’impossibilità di accedervi, la struttura mantiene comunque inalterato il suo fascino secolare, con l’auspicio che possa presto essere ripristinata e portata agli antichi fasti.
Giuseppe Mennea