Un paio di giorni fa si sono svolte nella cittadina di Bray le esequie della cantante irlandese Sinéad O’ Connor, morta a soli 56 anni lo scorso 26 luglio per circostanze ancora non note.
Per la sua conversione all’Islam, risalente al 2018, la cerimonia (privata) è avvenuta secondo il rito islamico e ha visto presenti personaggi dell’industria musicale, come il connazionale Bono, leader degli U2, e della politica irlandese, con il presidente della Repubblica e il primo ministro, e all’esterno migliaia di persone comuni venute per dare un ultimo saluto alla cantautrice.
Sinéad O’ Connor era la più bella voce del suo Paese. Aveva intonato diversi canti e ballate tradizionali irlandesi tra cui “Molly Malone”, “The foggy dew” e “Danny boy” e interpretato magistralmente la canzone “Nothing compares 2 U”, scritta da Prince, una sensazionale dichiarazione d’amore che esplora i sentimenti di chi è stato abbandonato dalla persona amata.
Quella di Sinéad è stata una vita tormentata, segnata dalle molestie fisiche e psicologiche durante l’infanzia e dalle lotte per la sua salute mentale. A renderla famosa, oltre la sua carriera musicale, sono stati il suo attivismo e spiritualismo negli ultimi anni.
Memorabile l’episodio del ’92, quando, durante la diretta del programma televisivo americano Saturday Night Live, si esibì a cappella con “War” di Bob Marley strappando alla fine della performance una foto di papa Giovanni Paolo II e dichiarando “Fight the real enemy!” (“Combatti il vero nemico!”) per denunciare le accuse di pedofilia rivolte ad alcuni membri della chiesa cattolica. In realtà, come avvenuto durante le prove di quella puntata, era previsto che mostrasse delle foto di bambini brasiliani di strada uccisi ingiustamente dalla polizia.
Sofia Fasano