Perché ci si innamora delle persone ”sbagliate”?

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Tutti concordi sul fatto che l’amore sia parte integrante dell’essere umano: l’uomo è nato per amare e per essere amato (Fisher). Si, ma allora perché innamorarsi non è sempre rosa e fiori? O meglio, perché ci innamoriamo delle persone sbagliate?

È lecito porsi questo interrogativo, specie in seguito ad una dilaniante delusione amorosa, ma la risposta è quanto più semplice si possa pensare:  il problema sei tu!

L’amore è difatti legato ad una condizione psicologia notevolmente profonda, che presuppone il bilanciamento di un valore condiviso; è in sentimento che sbigottisce e rende vivi, che gioca sulle polarità opposte di gioia e tristezza.

In virtù dei recenti studi attitudinali e relazionali attinenti la psiche umana, le motivazioni ipotizzate sono plurime e variegate e, se estremizzate, possono comportare seri problemi psicosociali.

A tal proposito, la chiave interpretativa altro non è che il focus sul modus operandi di chi ricade costantemente nel medesimo errore, con la conseguente analisi del suo comportamento.

In primo luogo, ci si innamora della persona sbagliata perché si ha poca autostima.

Ciò vuol dire che c’è una diluizione dell’identità del singolo: io ragiono unicamente in funzione di te o , ancora, inconsciamente ti rigetto perché il problema sono io, e lo so.

È qui che si palesa la morbosità della relazione poiché viene meno il rapporto di compensazione emotiva e ciò inficia direttamente sulla stabilità e credibilità della coppia.

Contrariamente, altro motivo può essere la sopravvalutazione di sé.

Si è alla costante ricerca di una persona che soddisfi determinate esigenze, che abbia un “valore” fittizio superiore al nostro e col quale sarebbe inevitabile il conflitto.

In amore vince chi trova e non ci cerca!

Ancora, c’è chi non riesce a fare fronte ai propri problemi, senza esserne a piano consapevoli.

A tal proposito sarebbe lecita una categorizzazione sintetica:

1. I “monofobici”, coloro che inconsciamente hanno il timore di rimanere soli e si legano alla prima persona che sembra convalidarli e sostenerli.

Si parla per lo più di ragazzi in preda alle prime crisi ed incertezze  adolescenziali , che necessitano di un punto saldo nella propria vita e lo ricercano al di fuori di sé.

2. I recidivi, ovvero colore che incappano costantemente nel medesimo errore con la promessa di non ripeterlo più.

Si parla, a tal proposito, di vere e proprie ferite inconscie che affliggono la psiche e che la conducono ad attuare gli stessi schemi comportamentali.

Per cui, chi è stato tradito, è attratto paradossalmente dai traditori

3.  I vani ricercatori di sé, nonché coloro che cercano negli altri quello di cui sono carenti.

Sebbene dapprima la relazione possa sembrare difatti salutare, si sfocerà gradualmente in conflittualità insanabili derivante da queste palesi discrepanze nel modus putandi e vivendi.

4. I registi di “film mentali”.

Gli appartenenti a questa categoria singolare sono coloro che propendono per un amore idealizzato, difficilmente realizzabile nella realtà contingente.

Sono per lo più aspettative alimentate dai nostri recenti canali di comunicazione: serie TV, film, fiction, soap opere.

Uno dei più lampanti effetti si ravvede nella tendenza a ricercare persone narcisiste ed egoiste, totalmente concentrate su di sé.

In conclusione, ci innamoriamo delle persone sbagliate perché a “sbagliare” siamo noi e per quanto questo possa essere paradossale, è necessario imparare a scindere l’amore per se stessi da quello sconsiderato nei confronti del prossimo.

Raffaello Quarto

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