Immaginare di essere catapultati in pieno Medioevo, nel mondo feudale, ed essere per giunta proclamati re di una regione: sembra impossibile, ma è quanto accade al quarantenne romano Giacomo, autista di autobus, convocato inaspettatamente a presenziare all’apertura del testamento del padre, del quale non ha notizie da trent’anni. Noto e stimato professore universitario di storia, aveva abbandonato la famiglia per realizzare il proprio sogno di vivere in un regno fermo tecnicamente e socialmente all’anno Mille, autoproclamandosi sovrano assoluto, in cui l’economia si basa sul baratto e le comodità moderne sono vietate.
Giacomo, allora, dinnanzi ad un simile bivio ed esule da qualsiasi smania di potere, sceglie questa bizzarra alternativa alla quotidianità, caratterizzata, invece, da tasse logoranti, impieghi poco soddisfacenti e relazioni umane che lasciano il tempo che trovano.
L’entusiasmante premessa della trama, tuttavia, perde il suo potenziale fascino giacché ogni possibile critica e provocazione viene appena accennata e non trova il modo di decollare efficacemente, restando un semplice bozzetto storico, interpretato da simpatici e abili attori come Stefano Fresi e Max Tortora.
Insomma, una pellicola realizzata nel 2020, lodevole per il soggetto originale, la regia di Francesco Fanuele, la recitazione, i costumi e la fotografia, ma che con un po’ di follia avrebbe potuto toccare le vette di “Non ci resta che piangere”.
L’entusiasmante premessa della trama, tuttavia, perde il suo potenziale fascino giacché ogni possibile critica e provocazione viene appena accennata e non trova il modo di decollare efficacemente, restando un semplice bozzetto storico, interpretato da simpatici e abili attori come Stefano Fresi e Max Tortora.
Insomma, una pellicola realizzata nel 2020, lodevole per il soggetto originale, la regia di Francesco Fanuele, la recitazione, i costumi e la fotografia, ma che con un po’ di follia avrebbe potuto toccare le vette di “Non ci resta che piangere”.
Maria Elide Lovero