Per la ricchezza dei suoi interni è stato da alcuni, addirittura, definito come una piccola Versailles nel centro storico di Trani. Il suo passato è legato da un lato ai fiorenti commerci di materie prime che partivano dai porti della sesta provincia e dall’altro a una figura di spicco della corrente anarchica meridionale. Stiamo parlando di palazzo Covelli, meravigliosa residenza che sorge in Via Ognissanti, nella vicina Trani.
Il nucleo originario del palazzo era costituito da vecchi magazzini di proprietà della famiglia di origine ebraica dei De Boctunis, uno dei casati che più erano riusciti ad arricchirsi dalle tratte commerciali che partivano anticamente dal porto della città. Tanto importante dovette essere la famiglia nel corso del Quattrocento, che un suo esponente, tale Troiano De Boctunis, concluse in rappresentanza di Ferdinando d’Aragona un memorandum con Lorenzo de’Medici per contrastare le incursioni turche che funestavano le nostre coste.
Gli eredi De Boctunis realizzarono, quindi, una residenza degna del calibro della famiglia, e mantennero l’edificio fino al Seicento, quando entrò nelle pertinenze del Monastero di San Domenico. A metà del Settecento, successivamente, la struttura venne acquistata da Marco Forges Davanzati, che mediante una serie di lavori di sopraelevazione e ristrutturazione, consegnò alla storia il palazzo nelle forme attuali. I Forges Davanzati alternarono periodi floridi a fasi meno fortunate: schierandosi a favore della Repubblica Partenopea nel 1799 furono esiliati da Trani una volta ristabilitisi i Borbone a Napoli. Ben due esponenti della famiglia furono condannati a morte per impiccagione, mentre i sopravvissuti si rifugiarono a Parigi.
Le proprietà Forges Davanzati vennero confiscate e vendute e, in particolare, il palazzo venne riscattato, nel 1832, dalla famiglia Covelli, i cui esponenti furono degli illustri avvocati e giuristi. Fu quindi Vincenzo Covelli a trasformare gli interni della dimora adattandoli ai gusti Ottocenteschi. La famiglia Covelli ha quindi prosperato fino ai giorni nostri. Situazione paradossale è quella che si riferisce a un particolare esponente del casato, Emilio Covelli, che, figlio della borghesia, abbracciò idee anarchiche e socialiste, divenendo uno dei punti di riferimento di tale corrente.
La facciata su Via Ognissanti è, fatta eccezione per il portale barocco, abbastanza semplice. Il portale, invece, è di chiare forme barocche ed è decorato da alcuni putti in pietra di Trani. A livello del primo piano, in posizione centrata rispetto al portale, fa sfoggio di sé il grande stemma del casato. Tramite il portale si accede alla vasta corte, decorata da arcate a sesto ribassato.
Al piano nobile si accede tramite un imponente scalone d’onore, che presenta in alcuni punti dei rifacimenti risalenti al 1799, quando fu colpito da alcune cannonate francesi. Accedendo agli ambienti che si trovano sull’ala destra del palazzo, si attraversano un paio di disimpegni per raggiungere il vero pezzo forte della struttura, il salone delle feste, che per sua conformazione e decorazioni ha valso all’edificio il soprannome di piccola Versailles.
Il salone presenta il mobilio fatto realizzare ad alcune maestranze napoletane da Vincenzo Covelli: esso è ricco nelle forme e arricchito da una decorazione a foglia oro. Il pavimento è dipinto con un effetto a falso marmo, molto diffuso nell’Ottocento. Il soffitto è anteriore ed è decorato da una splendida allegoria delle quattro stagioni. Al centro del soffitto fa bella mostra di sé un ricco lampadario dorato e arricchito da decorazioni in cristallo. In posizione laterale si trova anche un antico pianoforte.
Ad oggi, parte del Palazzo ospita la sede dell’Ordine degli Architetti della BAT. Lo stesso salone è spesso adibito a manifestazioni o mostre temporanee organizzate dall’Ordine.
Giuseppe Mennea