Ieri pomeriggio, nel Duomo di Piacenza, Santa Maria Assunta e Santa Giustina, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, nell’omelia per la beatificazione del religioso ucciso dai nazisti nel 1944, ha evidenziato l’esempio splendido del presbitero che ospitò gli ebrei, aiutandoli a fuggire dalla persecuzione nazista
Don Giuseppe, arciprete della parrocchia di Sidolo, piccola frazione di Bardi in provincia di Parma, fu vittima dell’odio dei nazisti per aver trasgredito le norme imposte dalla legge antisemita.
Nel 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre e durante l’occupazione tedesca, Beotti aiutò e accolse militari in fuga, prigionieri fuggiti dai campi e perseguitati, tra essi un centinaio di ebrei. Nel 1944, per ritorsione dopo l’uccisione di 70 soldati tedeschi, vennero setacciati e distrutti i paesi della zona, tra questi Sidolo. Don Beotti, rimasto in chiesa, il 20 luglio fu imprigionato e fucilato, per rappresaglia ma principalmente, come risposta al soccorso e riparo da lui donato a tanti ebrei, Il suo martirio fu testimoniato da chi, pur non avendo assistito alla fucilazione, corse appena dopo sul luogo dell’uccisione. A morire con don Beotti furono anche il chierico, Italo Subacchi, che aveva trovato accoglienza da don Beotti, e un confratello, don Francesco Delnevo.
Antonio Calisi