È ancora molto diffusa l’idea che lo studio delle discipline a carattere scientifico-tecnologico sia più adatto agli uomini che alle donne. Il problema non è legato esclusivamente alla libertà di studio ma si riflette sulla parità di genere in ogni ambito della nostra vita. Per secoli, e ancora oggi, ogni donna combatte per abbattere ogni tipo di stereotipo insito in ogni società per affermarsi e farsi valere in ogni campo. La prima donna a dimostrare il contrario fu Augusta Ada Byron. Ella nacque a Londra nel 1815 dall’eccentrico poeta Lord Byron e dalla baronessa Wentworth. Fu quest’ultima a indirizzarla verso lo studio delle materie scientifiche a causa del suo profondo disgusto verso Lord Byron. In questo modo Ada si allontanò da tutto quello che poteva in qualche modo ricordarle il padre per dedicarsi allo studio della matematica, della logica e la sua mente si riempì di numeri. Ada però non si disticcò mai dal mondo letterario: per quanto la madre ci avesse provato Ada provava un forte amore verso le lettere e la poesia. Grazie a questa insolita mescolanza riuscì ad avvicinarsi alla scienza in maniera diversa rispetto agli altri: lei definiva la sua scienza una “scienza poetica”.
Il suo più grande successo? Creare il primo algoritmo che poteva essere processato da una macchina. Ada però non arrivò mai a provare la sua teoria poiché la macchina analitica non venne costruita in quel momento per mancanza di finanziamenti e fu inoltre costretta a firmare i suoi appunti poetici con le sole iniziali per timore che i suoi appunti venissero censurati per il fatto di essere donna. Fu solo cent’anni dopo che i suoi appunti vennero pubblicati con il suo nome completo dimostrando che la prima persona a descrivere il software per la macchina analitica fu una donna. Come riconoscimento il 15 ottobre si celebra la giornata di Ada Lovelace, un giorno per rendere omaggio ai risultati e ai successi delle donne nel campo della matematica, della scienza, dell’ingegneria e della tecnologia.
Angelica Caputo