L’ANTIQUARIUM DI GIOVINAZZO SFRATTATO DALL’EX PALAZZO DEL GOVERNATORE PER FAR POSTO ALL’A.P.S. MOLFETTESE “LA PLANCIA PIENA” RIAMMESSA AL PIANO REGIONALE DI SVILUPPO -LUOGHI COMUNI- FSC 2014/2020

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L’elegante targa in plexiglass, di fianco all’ingresso al piano superiore dell’ex Palazzo del Governatore, al n. civico 14 di Piazza Umberto, con l’incisione CENTRO DI DOCUMENTAZIONE COMUNE DI GIOVINAZZO, non campeggia più sullo stipite del portone dell’edificio. Non è che quella indicazione fosse rispondente al vero, giacché lo spazio superiore dell’immobile, di proprietà comunale, da anni, è rimasto inutilizzato, nonostante i tentativi di un suo impiego particolare, confacente al valore storico della fabbrica, risalente al sec. XV.

L’insegna, infatti, fu lì apposta in seguito alla disposizione impartita dalla Giunta, con Delibera n. 46 del 20 marzo 2018, di trasferire negli ambienti del primo piano del palazzo tutti i reperti archeologici della raccolta dell’Antiquarium, da tempo immemorabile, esposti nel basso, al n. civico 13, dell’edificio medesimo. Una decisione, tuttavia, cui non si è mai dato esecuzione, per la qual cosa quel materiale è tuttora giacente nel locale del civico 13, del tutto inacessibile, e non più visitabile, da quando il Sindaco Depalma ne pretese la retrocessione dalla Pro-Loco che ne aveva il possesso e garantiva la visita pubblica dell’Antiquarium.

La segnalazione dell’esistenza, in loco, di un centro di documentazione, da poco più di una settimana, è stata rimossa e sostituita dalla targa con la scritta –LUOGHI COMUNI- che vuol essere il titolo dell’iniziativa regionale, concepita dall’A.R.T.I. (Agenzia regionale per la Tecnologia e l’Innovazione), per dare concretezza al Patto per lo sviluppo della Regione Puglia, con la collaborazione di organismi associativi che promuovono l’inclusione sociale dei giovani e delle fasce deboli della popolazione. Perfino, la lunetta del portone d’ingresso è stata interamente coperta da un vistoso cartello con impressa la denominazione dell’Associazione giovanile molfettese A.P.S. “La Plancia Piena”, per indicare di essere l’attuale possessore dell’immobile. Il pannello poi espone la dicitura “Ludus in Burgus”, quale titolo del progetto, a valenza sociale e culturale, concordato, a suo tempo, con il governo cittadino.

Il pubblicizzato programma “Ludus in Burgus”, di cui non si è sentito più parlare, già a ridosso dell’assunzione della Delibera di Giunta n.299 del 21.12.2021, con cui fu disposto la compartecipazione del Comune all’attività sociale dell’Associazione giovanile, prevedeva, tra l’altro, la cessione dell’immobile al n. civico 14, in comodato d’uso gratuito. Scopo dell’iniziativa sarebbe quello di sperimentare pratiche di giuoco come elemento formativo e didattico della generazione giovanile e la valorizzazione del territorio, potendo beneficiare del contributo regionale di € 40.000,00 del Fondo Europeo FSC 2014-2020.

E, di fatto, si era sussurrato che la proposta “Ludus in Burgus” dell’Associazione “La Plancia Piena”, già precedentemente partner del Comune di Molfetta, non era stata selezionata per essere stata presentata oltre il termine previsto dall’Avviso n.71 dell’A.R.T.I. che regolamentava le condizioni per l’ammissione al piano regionale -LUOGHI COMUNI-.

Tant’è che la Decisione di un anno fa del Dirigente del 3° Settore, ing. Carrieri, di dar corso a parziali lavori di manutenzione straordinaria al plesso immobiliare in questione, affidati alla locale impresa Piscitelli per una spesa di € 50.000,00 e di installazione di un montascale, a cura della S.n.c. Raffaele Ascensori per € 15.000,00, aveva indotto a supporre fosse stata assunta per ivi trasferirvi l’Antiquarium, secondo la Direttiva dell’Esecutivo, espressa nella richiamata delibera n. 46 del 20 marzo 2018.

Il provvedimento di ripristino dell’agibilità dello stabile, come affermato dalla stesso ing. Carrieri nella sua Determina n.116/2022, era stato invece preso, ora è del tutto chiaro, per consentire la regolare assegnazione alla Associazione giovanile molfettese che, con ogni probabilità, aveva avuto assicurazione da A.R.T.I  di potere essere reinserita tra i partecipanti al Bando -Luoghi Comuni- e percepire il contributo di € 40.000,00, a ristoro delle spese per le manifestazioni da svolgersi nel  biennio di valenza del rapporto convenzionale. E’ certo, dunque, che, dopo la prima selezione delle candidature al Bando di -Luoghi Comuni-, si è continuato ad accogliere altre richieste di adesioni, sopravvenute, tra cui quella della Associazione “La Plancia Piena”. E così, il 28 settembre scorso, l’Associazione ha potuto inaugurare la sua sede operativa, appunto, presso il palazzo comunale di piazza Umberto, già primo Municipio di Giovinazzo, come da locandina-invito affissa sul portone dello stabile.

Riguardo a questa vicenda che ha visto preferire l’occupazione degli ambienti al primo piano dell’edificio da parte della Associazione “La Plancia Piena” per l’attuazione del progetto “Ludus in Burgus”, piuttosto  che l’insediamento dell’Antiquarium per l’esposizione al pubblico dei reperti archeologici del territorio cittadino, non si è in grado di aggiungere altro. Non si conosce, infatti, se ci sia mai stata una Determina di qualche Dirigente comunale a contrarre l’atto di conferimento del comodato gratuito all’Associazione “La Plancia Piena” e chi l’abbia sottoscritto, a nome del Comune di Giovinazzo; né si ha cognizione della data di inizio del rapporto concessorio ai fini della fissazione del biennio di fruizione del bene immobiliare, convenuto secondo lo schema negoziale approvato dalla Giunta con la Delibera n. 299/2021.

E’, comunque, da augurarsi, pure nel caso in cui alla suddetta negoziazione e sottoscrizione dell’atto abia provveduto il Dirigente del 2° Settore, secondo quanto indicato dal p.6 del dispositivo della D.G. 299/2021, che sia stato imposto al rappresentante dell’Associazione di assumere a proprio carico tutti i costi delle utenze e dei servizi di cui necessita lo spazio in comodato e ogni altra spesa di gestione delle attività da praticarsi.

Salvo, naturalmente, che il dott. Sollecito non abbia deciso formalmente di avvantaggiare la comodataria con l’addebitare sul bilancio comunale anche i costi dei servizi già in essere per la funzionalità degli spazi utilizzati.

E tanto sono indotto a ravvisare, proprio in ragione del fatto che nella sezione Amministrazione trasparente del Comune, con riferimento all’art. 26 del D.Lgs. 14 marzo 2013, n.33, non si è avuto modo di riscontrare la pubblicazione della procedura concessionale e il relativo vantaggio economico, derivante all’Associazione “La Plancia Piena” dalla fruizione gratuita dell’immobile. Già, perchè tale adempimento normativo costituisce una condizione legale di efficacia del titolo legittimante il comodato medesimo.

A questo punto, il lettore avrà motivo di chiedere cosa c’entri tutto quanto, sopra esposto, con l’Antiquarium relegato nel locale al n. civico 13 del compendio immobiliare, ove sono giacenti  i reperti archeologici.

C’entra tanto! E la ragione sta nel fatto che il Dirigente, ing. Carrieri, in adesione della scelta politica di destinare il suddetto locale del civico n.13 a Info-point della Rete regionale, indirizzo politico ribadito, ultimamente, anche dalla Giunta Sollecito, con atto n. 244 del 28.12.2022, ha attivato il necessario intervento di recupero conservativo di detto locale.

Anche questa un’annosa vicenda!

Il punto d’informazione turistica della Rete regionale, istituito sin dal febbraio 2017 (D.G. n.191/2017), nonostante il cartello posto sull’ingresso del locale ubicato a piano terra del Palazzo di Città, da tempo sede anche del Comitato Feste Patronali, quasi mai ha funzionato, proprio a causa della mancanza di uno spazio adeguato e attrezzato allo scopo. L’aver individuato come sede dell’Info-point regionale il locale al n.13 di Piazza Umberto ha dato modo di progettare l’intervento di riqualificazione del locale medesimo con il costo complessivo di € 88.231,33 (D.G.250/2021) e di ottenere, a totale copertura di detta spesa, il finanziamento dal GAL NUOVO FIOR D’OLIVI, assegnatario di risorse provenienti dal fondo FSR Puglia 2014/2020. Sicchè sono stati appaltati i lavori alla impresa SO.GE.AP, S.r.l. di Barletta, per l’importo di € 56.210,33, (D.D. n.104 del 10.07.2023); è stato dato incarico di direzione lavori al progettista dell’intervento, arch. Angelo Lanotte, (D.D. n.125 del 01.09.2023) per la spesa di € 10.926,31 di progettazione (D.D. 178/2021) e di € 4.275,20 di Direzione Lavori);  è stato, perfino, costituito un gruppo di tecnici interni alla Struttura tecnica comunale per il controllo della regolarità d’esecuzione dell’appalto (D.D. n.125 del 01.09.2023) con un compenso di € 1.439,75.

E, dunque, si è pronti a dar corso alle opere appaltate, ma non è possibile procedere alla consegna di lavori all’impresa, fintanto che il locale resta occupato dai reperti archeologici dell’Antiquarium.

Ancora di scena l’ing. Carrieri che, d’iniziativa, ha disposto con suo atto n.127 del 5.09.2023 di trasferire tutto il materiale, una volta repertoriato e censito, “presso  locali della Cittadella della Cultura in Piazza Sant’Agostino”, ritenuti idonei allo scopo, a seguito di un sopralluogo. E, per tale operazione, ha richiesto il sussidio tecnico per tutte le prestazioni di imballaggio, di identificazione scientifica del materiale, nonchè di trasporto dello stesso, all’archeologa, dott.ssa Alessia Amato di Molfetta, dietro compenso di € 800,00.

Considerato, pertanto, che ogni decisione, a proposito dell’individuazione di altro sito ove accantonare tutto il materiale documentario ed archeologico di proproetà comunale, è stata assunta a livello di direzione gestionale, senza altre indicazioni circa la possibilità di una sua dignitosa localizzazione per l’esposizione al pubblico, è d’obbigo chiedere nuovamente al dott. Sollecito quale sia la sorte dell’Antiquarium.

Perché se i reperti dovessero continuare a stare chiusi in imballaggi presso un qualsiasi deposito, forse sarebbe stato, oltremodo utile, consegnarli al Museo archeologico di Taranto, come preteso, all’epoca della controversia con la Pro-Loco, dalla Soprintendenza archeologica, che ritenne notevolmente interessante quella cospicua raccolta di elementi lapidei.

Infine, preme ricordare che, già in passato, l’ex convento degli Agostiniani è stato usato a deposito di documenti d’archivio, di suppellettili vari, di libri e oggetti di corredo amministrativo di scarso uso, con il risultato che gran parte di quel materiale, ivi custodido, è andato perduto.

Non è che anche i reperti archeologici, che si vogliono accantonare in quel posto, corrano lo stesso rischio, ancorchè inventariati con specifiche schede identificative?

Giuseppe Maldarella

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