Spesso, quando un ambiente o un edificio è frequentato quotidianamente per le più disparate ragioni, mal si riescono a coglierne i pregi e l’importanza. Si può dire che sia il caso del Palazzo dell’Ateneo, le cui sale sono ogni giorno affollate da migliaia di studenti intenti a seguire le lezioni o a “dare” gli esami durante la sessione. Eppure, anche questa struttura conserva alcuni ambienti ricchi di storia e particolarmente importanti dal punto di vista artistico, praticamente ignorati dalla maggior parte dei frequentanti.
L’edificio che ospita l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” venne costruito a partire dal 1868, su progetto del napoletano Giovanni Castelli, che realizzò una struttura dalle forme classiche, la cui facciata al primo sguardo ricorda proprio quella del Palazzo Reale di Napoli, con il torrino centrale arricchito dalla campana.
L’Ateneo rappresenta il primo edificio pubblico realizzato a Bari dopo l’Unità d’Italia. I lavori per la costruzione dell’immenso palazzo terminarono nel 1890 e questo andò da subito ad accogliere le sedi delle principali scuole di alta formazione del capoluogo pugliese. Tuttavia, il decreto di istituzione dell’Università arrivò in ritardo di 35 anni, solo nel 1924. Inaugurata l’anno seguente, venne ufficialmente denominata “Università Adriatica Benito Mussolini”. Recentemente, nel 2008, si decise di intitolare l’istituzione ad Aldo Moro.
L’ingresso principale dell’Ateneo dà direttamente su Piazza Umberto, anche se quelli usati dagli studenti sono essenzialmente quelli laterali, posti rispettivamente su Via Crisanzio e Via Nicolai. Proprio da Via Crisanzio si accede agli ambienti più ricchi del piano terra: l’Aula Magna intitolata al professor Aldo Cossu e lo scalone d’onore.
Attraversando la facciata color crema articolata su tre livelli, si giunge in una serie di atri interni all’edificio. Partendo da quello che dà su Via Crisanzio, si trova accede a un corridoio, perpendicolare all’ingresso, al termine del quale si trova l’Aula Magna dell’edificio. Più che un’Aula Magna sembra una cappella, e a suggerire ciò c’è anche la presenza di un’abside in una delle pareti dell’ambiente. La sala è illuminata da alcune ampie finestre, dalle quali la luce illumina le pareti rivestite di legno e affreschi.
Il soffitto è arricchito dalla presenza delle allegorie dei saperi, realizzate dai fratelli Prayer, gli stessi che hanno decorato le sale del teatro Kursaal con splendidi affreschi liberty. In questo caso, invece, si riprendono dei canoni più classici, al più eclettici, che finiscono per occupare tutte le superfici disponibili con figure di sapienti, putti e decorazioni floreali e geometriche. Nell’abside assistono idealmente ai convegni che si svolgono nell’aula le figure di Morgagni, Galilei, Leonardo, Dante, D’Aquino e Vico, rappresentate mentre sono raccolte attorno a un melograno.
Se torniamo indietro nell’atrio e proseguiamo per addentrarci nella struttura, a un certo punto si notano due cancellate sulla sinistra: si tratta degli accessi allo scalone d’onore, che si affaccia direttamente anche sulla corte principale che dà su Piazza Umberto. La scala a doppia rampa, che permette di accedere agli ambienti di rappresentanza del primo piano, si innesta in un ricco ambiente arricchito da una decorazione azzurra che ben si affianca al bianco del marmo in cui la stessa scala è realizzata. L’ambiente, ottimamente illuminato da ampi finestroni, fu completamente affrescato dall’artista Rinaldo Casanova, che realizzò decorazioni di festoni, cartigli e putti.
Lo stesso Casanova realizzò le decorazioni che arricchiscono gli ambienti del primo piano, utilizzati dalla segreteria e dal rettorato e, quindi, off-limits per gli studenti se non in particolari occasioni o eventi che qui trovano luogo.
Giuseppe Mennea