Assieme all’edificio che ospita il Municipio e il Teatro Piccinni, fa da ideale quinta scenica a Corso Vittorio Emanuele. La sua facciata rossa in stile neoclassico non può in alcun modo passare inosservato al visitatore. Stiamo parlando del Palazzo del Governo di Bari, meglio noto ai più col nome dell’Istituzione che ospita, ovvero la Prefettura.
L’edificio venne progettato dall’architetto Giuseppe Gimma, già disegnatore del piano regolatore del murattiano, e costruito tra il 1815 e il 1830 sul sito di un precedente monastero domenicano. Il nuovo palazzo si rendeva necessario dopo che il capoluogo era stato trasferito, su istanza dei francesi, da Trani a Bari. L’edificio, come detto, ha una chiara impronta neoclassica e presenta quattro livelli: un piano terra, un ammezzato, il piano nobile e il secondo piano. Facilmente intuibili sono le somiglianze tra questo edificio e le correnti architettoniche della scuola napoletana, specialmente date dalla presenza dell’ammezzato e dall’inquadramento della parte centrale della facciata con paraste. Un elemento caratteristico della facciata è la presenza del torrino con l’orologio, che sovrasta l’ampia targa con la dicitura “Palazzo del Governo”.
L’androne di accesso è in posizione defilata rispetto al piano della facciata, e permette di accedere alla corte interna, posta a 45 gradi rispetto alla strada. La forma della corte è quadrata, e sul lato posto in fronte dell’androne si sviluppa l’ampio scalone d’onore, che permette di accedere ai piani superiori.
Numerosi ambienti del palazzo vennero, nel corso del ‘900, decorati dal pittore Mario Prayer, di cui abbiamo già parlato in alcuni precedenti articoli. Nell’ammezzato, in particolare, si trova la caratteristica “Sala degli stemmi”, con gli stemmi di tutti i comuni della provincia di Bari. Allo stesso modo, si può rinvenire la “Sala delle Arti e dei Mestieri”, laddove si può individuare una decorazione con i temi cari al pittore, che saranno ripresi in numerosi altri edifici di Bari. Dal piano ammezzato si accede anche a una balaustra che dà direttamente all’interno della Chiesa di San Domenico, probabilmente uno degli ultimi dettagli del vecchio monastero domenicano.
Alla decorazione eclettica dell’ammezzato si affianca una decorazione più classica e monumentale del piano nobile. In tali ambienti di rappresentanza si trovano gli uffici di pertinenza del Prefetto. Tra questi spicca il salone delle feste, laddove avvenne anche lo sposalizio di Francesco delle Due Sicilie, ultimo sovrano della dinastia borbonica.
Il salone presenta una ricca decorazione ad affresco ad opera del Prayer: sulle pareti fanno bella mostra di sé, all’interno di alcune cornici neo-barocche, alcune rappresentazioni “miste”, che ricordano il tema classico delle quattro stagioni, rivisto in forme nuove ed eclettiche. Il soffitto, invece, presenta alcune figure nell’atto di reggere alcuni stemmi, tra cui quello bianco-rosso della città di Bari.
L’ambiente è ulteriormente arricchito da due specchiere dorate, alcuni divani e poltrone e lampadari originariamente commissionati per Palazzo Pitti a Firenze. Al momento, non è noto il motivo di questo trasferimento a Bari. Le forme del mobilio, comunque, riprendono quelle delle cornici, e sono, quindi, di stampo barocco.
Il Palazzo della Prefettura, laddove si trova anche un appartamento che fu occupato da Aldo Moro, è stato recentemente aperto nel corso delle ultime Giornate FAI d’Autunno, su istanza della Delegazione FAI di Bari.
Giuseppe Mennea