È il simbolo di Via Sparano per antonomasia, nonché il simbolo di quell’intraprendenza commerciale ed economica che ha caratterizzato e continua a caratterizzare il capoluogo pugliese fin dagli inizi del secolo scorso. Stiamo parlando di Palazzo Mincuzzi, che con la sua cupola rappresenta il vero fulcro del quartiere murattiano, quindi del centro di Bari.
L’edificio, che con la sua facciata tardo-liberty spicca tra gli altri palazzi vicini, sorge tra Via Sparano e Via Putignani; la caratteristica struttura venne progettata praticamente cento anni fa, nel 1923, ad opera dell’architetto Aldo Forcignanò e dell’ingegnere Gaetano Palmiotto, salvo essere effettivamente edificata tra il 1926 e il 1928. La ricchezza della facciata mescola gli elementi propri dello stile floreale con alcuni caratteri che si possono definire neo-barocchi.
I lavori vennero commissionati dal Cavaliere Michele Mincuzzi, commerciante barese, per realizzare una nuova sede per il suo negozio di tessuti preziosi e merci di lusso che si ponesse in linea con i grandi magazzini delle altre città europee. Pare ci fosse una certa concorrenza col coevo palazzo della Rinascente, per cui i cantieri si “sfidarono” idealmente per verificare quale effettivamente sarebbe stato completato prima.
La facciata principale è quella angolare, che fa da raccordo tra le due arterie cittadine (una soluzione simile venne adottata anche per la Rinascente). Le forme, però, sono molto più ricche del concorrente magazzino: rispetto alla facciata della Rinascente, che appare sobria e quasi classicheggiante, il palazzo Mincuzzi è molto più esuberante, e presenta una decorazione con colonne, elementi vegetali, mensole, volute, balaustre. A completare la facciata, un timpano triangolare, posto appena sopra la targa mosaicata col cognome del committente, fa da base alla cupola, arricchita da una sfera in ghisa dorata.
Gli interni, con la loro forma rettangolare ingentilita su un lato da un ampio semicerchio, sembrano quasi essere un teatro, laddove i diversi piani fanno da ideali palchi. La struttura è retta da alcune colonne in granito, mentre è arricchita da straordinarie decorazioni in stucco e ringhiere in ferro battuto, dove l’elemento caratterizzante è l’onnipresente “M” dorata, iniziale del cognome dei proprietari.
La scala d’accesso ai piani superiori si trova defilata in un angolo, appena accanto allo splendido ascensore d’epoca, che era utilizzato ancora fino a pochi anni fa. Al contrario, per accedere al piano seminterrato, la scala è scenograficamente posta al centro dell’ampio vano centrale. L’illuminazione degli ambienti inferiori è possibile grazie all’ingegnosa pavimentazione, per metà in cementine e per metà in vetro.
Le decorazioni in ferro battuto completano anche la facciata, con una splendida pensilina liberty con forme identiche a quelle che si potevano osservare in una qualsiasi capitale europea.
Il palazzo, più simile a un museo che a un negozio, continua ad essere utilizzato per finalità commerciali.
Giuseppe Mennea