A GIOVINAZZO S’INSISTE PER LA VENDITA DEL MACELLO COMUNALE ANCHE IN ASSENZA DI RICHIESTE D’AQUISTO

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Un altro degli atti programmatici che accompagnano il bilancio previsionale del Comune per l’anno 2024 è il Piano delle alienazioni degli immobili non più strumentali all’esercizio delle proprie attività e che, quindi, da tempo, non hanno più alcuna utilizzazione. A tal fine il Sindaco Sollecito, su input del Dirigente del Sevizio Patrimonio, arch. Turturro, ha riproposto alla Giunta l’adozione del piano di vendita di beni immobili ormai resi disponibili a seguito di un pregresso provvedimento di sclassificazione degli stessi. La delibera di Giunta con cui si è provveduto a confermare la proposta di alienazione/valorizzazione di beni comunali al Consiglio Comunale è la n. 237 del 16.10.2023 che contiene l’Allegato Piano con le specifiche dei relativi beni da trasferire.

Detta scheda pianificatoria, oltre a prevedere la trasformazione del diritto di superficie in titolo di proprietà delle aree edificate con le abitazioni di edilizia popolare (L. n.448/1998), riporta, ancora una volta, l’intento del governo cittadino di vendere il Macello pubblico. La fabbrica, che è in uno stato di degrado completo da diversi anni, con procedura del tutto eccezionale, messa in atto dall’ex Dirigente del  Settore “Urbanistica”, ing. Trematore, fu tipizzata come unità immobiliare a destinazione turistico-ricettiva, insieme all’ex carcere mandamentale, già con il primo Piano comunale di valorizzazione risalente all’anno 2015.

E’ ben noto il lungo processo, condotto in tutti questi anni, con i tanti tentativi per la vendita di questi due immobili mediante pubbliche gare e, perfino, a mezzo di trattativa privata con relativo ribasso del prezzo di vendita del macello a € 510.000,0, anziché € 850,000,00. Quest’ultimo tentativo, conclusosi positivamente, nel mese di luglio scorso, con la compravendita del carcere mandamentale con l’impresa M.V. Costruzioni s.r.l. di Bitonto, per € 720.000,00, non ha invece portato ad alcun esito positivo per l’alienazione del macello.

Non c’è mai stata, invero, nessuna richiesta di acquisizione, neppure, dopo il rilevante abbattimento del prezzo di vendita dell’immobile.

Raderlo al suolo, come si fatto indebitamente per altri immobili,  non è possibile, solo perché risulta vincolato, a norma delle disposizioni del Codice dei beni artistici e culturali. Nè pare sia appetibile come struttura di fabbrica per essere trasformata, stando alle scelte imposte dal Sindaco Depalma, a polo turistico-ricettivo, per tutta una serie di condizionamenti tecnici legati all’esigenza di dover conservare le linee architettoniche del manufatto.

E, allora, che si fa?

S’insiste a voler alienare il compendio immobiliare, pur consapevoli che non susiste alcuna possibilità di liberarsene e, nelle more che si attivi un’ennesima procedura di vendita, lo si lascia completamente in stato di abbandono, con grave pregiudizio alla sua integrità strutturale, nonostante sia stato riconosciuto come bene di interesse storico e artistico.

Perché non trovare altra soluzione per detta costruzione, potendo questa assolvere, proprio per le sue caratteristiche edilizie, a funzioni e attività socio-culturali a favore della collettività?

Una preziosa risorsa urbana, una nuova sede di importanti iniziative collettive nella parte centrale del lungomare di ponente, come spazio aperto ad avvenimenti e frequentazioni di tutti.   

I volumi dello stabile di oltre mc. 4.300 e la superficie  pertinenziale di mq. 622, potrebbero essere recuperati, riqualificati e completati da elementi di collegamento e di riempimento dei vuoti in modo da ottenere un’isola urbana ricettiva facendo risaltare al centro  l’elemento più importante del compendio, l’ex macello, in grado di valorizzare quel territorio cittadino che oggi è particolarmente marginale.

Perché mai non si ha a valutare un intervento in tale prospettiva?

Ci si è tanto vantati di aver prodotto iniziative di rigenerazione urbana in vari ambiti cittadini, perché non puntare proprio su una zona così interessante strategicamente sulla fascia costiera nord?   

Non è forse giunto il tempo che l’Amministrazione si indirizzi ad attivare un bando di concorso di idee per la riqualificazione strutturale e funzionale dell’intero sito, in modo compatibile con le sue caratteristiche tipologiche e archiettoniche, in una visione di pubblica fruizione di quel comparto urbanistico?  

 Giuseppe Maldarella

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