Nel giorno della vigilia di Natale miliardi di persone cantano il celebre brano “Silent Night” eseguito per la prima volta il 24 dicembre 1818.
È la canzone natalizia più celebre del mondo, tradotta in oltre 300 lingue e dialetti. Le sue melodie delicate e le parole semplici e toccanti hanno conquistato il cuore di miliardi di persone in tutto il mondo, diventando un simbolo universale della nascita di Gesù Cristo.
Il brano nella versione originaria tedesca Stille Nacht fu scritto nel 1816 dal sacerdote austriaco Joseph Mohr mentre era vice parroco nella chiesa di Mariapfarr, in Austria. Mohr era rimasto colpito dalla bellezza della notte di Natale e dalla solennità dell’evento che vi si celebrava, e desiderava comporre una canzone che potesse esprimere questi sentimenti.
Nel 1818 Mohr incontrò il maestro di scuola Franz Xaver Gruber, che musicò il testo della canzone. La prima esecuzione pubblica di Silent night avvenne la vigilia di Natale del 1818 nella chiesa di San Nicola a Oberndorf, un villaggio vicino a Salisburgo. La canzone fu un successo immediato e presto si diffuse in tutta l’Austria e in Germania.
Trentasette anni dopo il vescovo americano John Freeman Young lo tradusse in inglese con il titolo di Silent night e iniziò a diffondersi anche nel Nord America. Nel 1914, durante la Prima guerra mondiale, la canzone fu cantata da soldati tedeschi e inglesi che si trovavano l’uno di fronte all’altro nelle trincee. Questo episodio contribuì a consolidare la fama di Silent night come simbolo di pace e di fratellanza.
Oggi, Silent night è una delle canzoni natalizie più popolari al mondo. Viene cantata in chiese, scuole, concerti e nelle case di milioni di persone. Le sue melodie delicate e le parole semplici e toccanti continuano a celebrare la nascita di Gesù Cristo, un evento che ha cambiato il corso della storia dell’umanità.
La versione italiana Astro del ciel non è una traduzione letterale del testo tedesco ma un brano del tutto originale scritto dal prete bergamasco Angelo Meli (1901-1970) e pubblicata nel 1937 dalle Edizioni Carrara di Bergamo.
Antonio Calisi