Non c’è che dire, i paletti dissuasori, posti per inibire l’accesso veicolare o la sosta su determinati spazi pubblici o su alcuni percorsi stradali, non se la passano per niente bene. Anzi, non solo sono rimossi dal loro alloggio in terra, ma scompaiono pure. Qualcuno se ne appropria perché non vegano più rimessi nella loro buca a incastro per funzionare come segnale complementare di sbarramento a una zona protetta. Naturalmente faccio riferimento a quei paletti dissuasori che non sono fissi, cioè cementati al suolo, ma a quelli estraibili dal loro alloggiamento a terra cui sono assicurati con un lucchetto. All’occorrenza, il bloccaggio può essere aperto da chi ne ha la custodia per permettere la rimozione del dissuasore e dar modo di transitare sullo spazio urbano cui non è consentita la circolazione veicolare.
Segnalo le situazioni di maggior effetto, cominiando da quella in cui si è verificata la più recente asportazione del paletto dal suo vano d’innesto.
In piazza Sant’Agostino con la costruzione dell’ampio sagrato della chiesa fu previsto anche un varco di emergenza, nelle immediate vicinanze dell’ingresso all’edificio ex monastico, riconvertito a centro per la cultura. Sul varco carrabile di quell’area pedonale, dei tre paletti, ivi posizionati, quello centrale, era rimobile, reso fisso mediante un catenaccio alla base in modo che, in caso di necessità, potesse essere sganciato per permettere il libero accesso. Quel paletto non è più al suo posto, è rimasto solo il lucchetto per cui sul sito si può entrare liberamente con qualunque mezzo.
Contestualmente ai lavori di rigenerazione urbana di Piazza Leicharts l’intera fascia rivierasca fu riservata ai pedoni ma fu costituito anche un varco di accesso, ai fianco all’Ufficio marittimo, ove furono installati paletti rimovibili collegati al loro alloggiamento in terra. Anche questi paletti sono svaniti e sostituiti (non sempre) da transenna della Polizia Urbana che, comunque, consente il transito sul piazziale anche a veicoli che consegnano merce.
Il fenomeno della scorparsa dei paletti è ancor più evidente nell’ambito del centro storico ove, con l’istituzione della Ztl, diverse piazzette furono inibite al traffico, appunto, con l’installazione di paletti mobili. Si dà solo indicazione di qualche spazio, già corredato da paletti inibitori, ormai scomparsi o tenuti, comunque, fuori posto per dar modo di accedervi con mezzi.
La situazione più sconcertante è quella riguardante Via Marina, completamente inibita al traffico veicolare, ma che è divenuta strada di transito preferenziale per accedere e uscire dal borgo antico anche con veicoli furgonati che, a mala pena, riescono a transitare sulla strettoia stradale su cui si staglia l’angolo della facciata occidentale della Cattedrale. E tanto accade da quando sono stati eliminati i due paletti rimovibili che furono installati sulla strettoia stradale, in corrispondenza del portone d’ingresso al bastione Tamburro. Questi ultimi paletti, per praticità, dapprima furono sostituiti da una filiera di fioriere che qualcuno movimentava, a proprio piacimento, per entrare nell’area Ztl senza transitare attraverso Piazza Costantinopoli. Adesso quei vasi sono stati definitivamente collocati ai margini della stada in accosto ai due marciappiedi, che tra l’altro sono pure inconsistenti, allo scopo di lasciare libero il transito veicolare evitando così l’inconveniente di doverli spostare e poi rimetterli al loro posto una volta immessi nella zona pedonale. Insomma una gestione del traffico urbano nell’area storica a uso e consumo di cicchessia senza che si avverta un controllo da parte dell’autorità preposta alla vigilanza del traffico cittadino.
Cosa si può pensare, infine, dello smantellamento della barriera che chiudeva il varco di accesso allo scalo di alaggio. Chiunque ha modo di costatare che, oltre ai natanti in riparazione o alle barche da vela a deposito, sul sito cè sempre qualche autovettura in sosta.
Si può ben affermare, dunque, che la soluzione dei paletti rimovibili, senza controlli, incessanti, ha, di fatto, portato a vanificare la scelta politica di inibire la circolazione su alcune aree qualificate.
Forse una situazione di tal fatta fa comodo a tutti, amministratori ed amministrati?
Giuseppe Maldarella