Sembra essere in corso una “Frankenstein-mania” o una febbre da Frankenstein oppure semplicemente l’influenza di una grande scrittrice come Mary Shelley è ora finalmente riconosciuta e gratificata nel mondo del cinema dopo il film biografico del 2017. Da “Lisa Frankenstein” di Zelda Williams, da poco nelle sale statunitensi, al “Frankenstein” di Guillermo del Toro e “The bride of Frankenstein” il remake di Maggie Gyllenhaal in lavorazione, il cinema torna a celebrare la grandezza del mito di Mary Shelley, che ha indubbiamente intaccato anche il film evento dell’anno, il tanto chiacchierato e pluripremiato “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos.
Ma com’è nata la storia di Frankenstein? Nel 1816 Mary Shelley era in vacanza con il marito, la sorella ed altri amici, tra cui Lord Byron, in Svizzera. Denominato l’“anno senza estate”, vide la terribile eruzione del vulcano Tambora, nell’attuale Indonesia, e di conseguenza un’enorme quantità di cenere vulcanica presente nell’atmosfera, a causa del quale il sole non riusciva più ad attraversarla, che determinò non solo oscurità, ma anche un abbassamento della temperatura terrestre. Anche l’Europa fu coinvolta e i compagni riuniti in Villa Diodati, non potendo uscire per via del maltempo, organizzarono insieme una gara particolare. Il primo premio sarebbe andato a colui o colei che avrebbe inventato il racconto di paura più spaventoso. Così, ispirata dalla tempesta, dai fulmini e dall’inquietudine, ma anche dalle teorie scientifiche di Galvani, creò la storia del dottor Frankenstein e del suo mostro la “Cosa” che sarebbe poi diventato il romanzo gotico che conosciamo, ovvero “Frankenstein o il moderno Prometeo”, riferendosi al mito classico di colui che osò rubare il fuoco agli dei.
Sofia Fasano