Nella giornata di oggi, erroneamente chiamata “festa della donna” – parliamo, infatti, della giornata internazionale dei diritti delle donne – vorrei portare all’attenzione un cortometraggio della regista francese Agnès Varda di facile consultazione e comprensione (è disponibile su RaiPlay) per scaturire in voi lettori una persona riflessione.
Presentato alla 17esima edizione dell’Ann Arbor film festival (che quest’anno si terrà dal 26 marzo al 7 aprile) nel 1979, “Réponse de femmes – Notre corps, notre sexe” (“La risposta delle donne – I nostri corpi, il nostro sesso”) nasce dalla richiesta della rivista francese “F. comme femmes” a Varda di girare un video dove le donne rispondesse alla domanda “cosa significa essere donna?”.
Sulla scena sono presenti donne svestite di ogni età e conformazione fisica che parlano alla camera sinceramente della loro condizione in quanto donne, delle loro paure e insicurezze che riguardo il loro sesso. All’affermazione da parte di un uomo “Una donna che non ha conosciuto la maternità non è una donna”, una delle protagoniste controbatte “E gli uomini che non hanno conosciuto la paternità sono uomini mancati?”, citando nomi di grandi uomini che hanno fatto la storia come Einstein, Mozart o Balzac. I numerosi interrogativi delle donne riunite si susseguono. “Cos’è un corpo di donna se dobbiamo rendere sempre conto del nostro peso e delle nostre misure?” Sembra come se “gli uomini non ci lasciano il diritto di invecchiare” perché hanno la pretesa di una donna che rispecchi sempre i loro gusti e che sia dunque sempre nel proprio fiore della giovinezza. “Si vive in una grande contraddizione quando si è in un corpo di donna. Da una parte ti dicono «Nasconditi, copri il tuo sesso.» Dall’altra «Scopriti, piaci, fai vendere.»” Questo discorso colpisce profondamente se pensiamo da un lato alla censura dei corpi femminili sullo schermo e dall’altro alla loro strumentalizzazione soprattutto in spot pubblicitari o programmi televisivi.
Sofia Fasano