Il settecentesco Palazzo D’Amelj a Bari Vecchia

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In Strada Palazzo di Città, a Bari Vecchia, sorge uno straordinario esempio di architettura settecentesca di carattere nobiliare. Si tratta del Palazzo D’Amelj, che fu residenza dell’omonima famiglia d’origine francese giunta nel Regno di Napoli fin dal XIII secolo. Oggi, al suo interno, è stato ricavato un condominio, che versa, peraltro, in condizioni strutturali non proprio eccellenti.

Il casato D’Amelj giunse dalle nostre parti al seguito di Carlo I d’Angiò, e fissò fin da subito la sua dimora a Bari. Ottenne nel corso dei secoli i feudi di Melendugno e di Binetto, che mantenne senza interruzioni fino all’abolizione della feudalità. Venne ascritta al patriziato locale solo nel 1749. A metà dell’Ottocento, il casato si divise poi nei due rami, che ereditarono separatamente i due feudi di Binetto e Melendugno. La sua ricchezza dipese essenzialmente dal fatto di essere amministratrice del Capitolo di San Nicola.

Il palazzo così come si presenta oggi è il risultato della ricostruzione e fusione di precedenti edifici medievali. Aggiungendo a ciò l’attuale divisione in condominio, ben si comprende come manchi di una struttura ordinata. Ciò, però, non si percepisce dall’esterno, che invece presenta una facciata completamente in asse per oltre 30 metri.

Al piano terra, su Strada Palazzo di Città, si affaccia la ricca edicola della Madonna del Lume, originariamente collocata presso la chiesa del Gesù e qui spostata solo dopo la soppressione dell’ordine gesuita. Tale edicola presenta una ingente decorazione ad altorilievo che fa da cornice al dipinto raffigurante la vergine.

Dal portale d’ingresso decorato da conci in pietra squadrati grossolanamente, si accede al vecchio scalone d’onore: esso presenta una decorazione in stucco che caratterizza sia il soffitto, sia l’arcata d’accesso, sostenuta da un pilastro dorico.

Tramite le due rampe della scala si accede a un vasto ballatoio, che funge da atrio coperto rispetto ai vari appartamenti ricavati in quello che originariamente era il piano nobile. La grandezza degli spazi suggerisce la presenza originariamente di una vasta sala, anche se oggi non più identificabile. Su questo vasto ambiente centrale si affaccia anche l’antica cappella padronale, in realtà poco più di un armadio che però presenta una ricca cornice con architrave barocca in stucco. Qui si trovano le porte lignee originarie, che permettono l’accesso all’altare.

All’interno del dedalo di corridoi ricavati nell’edificio, è possibile anche individuare tracce di decorazioni originarie, coperte da strati successivi di intonaco e pittura. Dopo una scala che conduce al piano superiore, poi, l’edificio si apre scenograficamente con una splendida veduta sulla cupola di S. Teresa dei Maschi.

Giuseppe Mennea

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