Tra le maggiori conquiste ottenute per i diritti umani nella storia dell’uomo, si annovera certamente l’abolizione di una pratica disumana, quale era la schiavitù; istituzione molto celebre nel mondo antico, conobbe un nuovo drammatico impulso con la nascita degli Imperi coloniali. Potenze europee come Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra e Olanda necessitavano di manodopera agricola e mineraria nei territori conquistati e, dunque, ricorrevano a schiavi, determinando così un lucroso commercio di provenienza africana.
Tuttavia, bisogna operare una distinzione tra l’istituzione della schiavitù in quanto tale e la tratta di uomini: nel 1791 la Francia, ad esempio, nel pieno clima di Rivoluzione, vietò la tratta ma non abolì la schiavitù nelle sue colonie; tale atto di maggiore incisività verrà operato soltanto nel 1848 in maniera definitiva dal governo provvisorio della Seconda Repubblica.
Grazie alle correnti culturali e filosofiche di inizio Settecento che condannarono simili pratiche, all’emergere di una sensibilità nuova e degli ideali di libertà e uguaglianza, nacquero i primi movimenti contro la schiavitù.
Il più vasto si sviluppò in Inghilterra grazie ad uno straordinario uomo politico, William Wilberforce (1759-1833). A quel tempo pareva impossibile sradicare un costume così antico dal fare comune: per tale ragione i pro-abolizionisti proposero in un primo momento l’abolizione del commercio di umani.
Tale battaglia, cominciata nel 1787, ebbe due tappe fondamentali: lo Slave Trade Act 1807, il cui nome ufficiale fu Act for the Abolition of the Slave Trade, legge promulgata il 25 marzo 1807 che aboliva la tratta; il 26 luglio 1833, giorno in cui il Parlamento di Londra approvò la legge che aboliva la schiavitù nelle colonie britanniche. Si inaugurò un processo che sensibilizzò gli stati europei, ad esempio col Congresso di Vienna del 1815 e la Conferenza di Bruxelles del 1890.
A seguito di conquiste di tale portata da parte dell’umanità, è bene ricordarci che sussistono tristemente forme di sfruttamento e schiavitù inaccettabili e disumane, spesso taciute o fatte passare come normali in un’economia veloce e a tratti spietata.
Maria Elide Lovero