Una necropoli ellenistica a Napoli: lo straordinario Ipogeo dei Cristallini

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Il Rione Sanità di Napoli è celebre per la sua architettura barocca: grandiosi esempi sono il Palazzo dello Spagnuolo e Palazzo Sanfelice, entrambi costruiti dall’omonimo celebre architetto settecentesco. In pochi, però, sanno che il Rione Sanità è anche archeologia, e non per il vicino Museo Archeologico Nazionale. Infatti, nel corso dei secoli, numerose sono le tracce del passato che sono emerse e che oggi sono fortunatamente fruibili.

Nel 1889, il barone Giovanni di Donato stava effettuando dei lavori di scavo presso il suo palazzo sito in Via dei Cristallini, probabilmente per la realizzazione di un pozzo. Fu così che dal suo giardino, a circa 12 metri di profondità, si ritrovò sull’originario piano di calpestio dell’epoca ellenistica.

Al di sotto dell’odierna Via dei Cristallini, quindi, venne rinvenuta un’antica strada greca che, conducendo fuori dal centro abitato dell’epoca, era affiancata da numerosi sepolcri. Al di sotto del Palazzo di Donato ne sono stati individuati ben quattro, denominati con le lettere dell’alfabeto (A, B, C e D).

Tutti quanti si sviluppano su due livelli: accedendo dalla vecchia strada, infatti, si raggiungeva un primo ambiente dove i parenti dei defunti compivano riti per il ricordo dei cari. Al di sotto, invece, c’era il sepolcreto vero e proprio.

Dei quattro sepolcreti, il meglio conservato è il C: esso presenta la prima stanza con una copertura a doppio spiovente, arricchita da decorazioni con volti maschili e femminili e un doppio fregio. Ma è l’ambiente inferiore quello che cattura il visitatore. Si tratta di una sala con volta a botte decorata da un volto di medusa in stucco. Tutto attorno sorgono 4 Klinè, cioè dei letti in muratura, che ricordano il triclinio romano, all’interno dei quali erano conservati i resti dei defunti.

Gli altri ambienti dovevano essere parimenti ricchi, ma sono stati con ogni probabilità depredati da tombaroli durante i lavori di scavo. Si conservano, comunque, parecchie lapidi e iscrizioni con caratteri greci, che arricchiscono il sito.

Gli ambienti sono attualmente visitabili e gestiti da una Fondazione, che rende fruibili i sotterranei del Palazzo di Donato col consenso dei diretti eredi del barone.

Giuseppe Mennea

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