Non può, certo, suscitare meraviglia che anche a Giovinazzo, proprio in seguito a episodi delinquenziali, registratisi nei mesi scorsi, si stia introducendo un diffuso sistema di controllo continuativo da remoto, tramite l’intallazione di videocamere. Una realtà già in essere in diverse Città, anche nel meridione, che è possibile dedurre, a volte, dalla scritta “Città vodeosorvegliata” presente sul cartello d’ingresso ai rispettivi territori urbani interessati.
Ho, infatti, riscontrato che sono ben due i provvedimenti che danno attuazione alla decisione di introdurre una continua ed estesa sorveglianza, diciamo così, a copertura completa. Un primo dispositivo fa capo al Comandante della Polizia Urbana, in data 22.04.2024, con cui ha stabilizzato, per tutto l’anno in corso, l’appalto già in via sperimentale, alla Ditta ALMA-Sicurezza S.r.l. di S. Lazzaro di Savena (Bo), per il noleggio e l’esercizio di un sistema di videosorveglianza, presso le 5 isole ecologiche gestite dall’impresa che cura la nettezza urbana. Scopo di tale intervento, dal costo di € 21.350,00, è quello di contrastare l’abbandono e/o il conferimento improprio dei rifiuti in tali contenitori di raccolta comune.
L’altra risoluzione è quella, intrapresa dal Dirigente del Settore “Urbanistica e Lavori Pubblici”, il 25 maggio scorso, per l’affidamento, per un anno, alla ditta specializzata GS4 Global Security di Castelvetro Piacentino (Pc), con la spesa di € 65.000,00, per instaurare in ambito urbano efficienti apparati di telecamere per il controllo sistematico dei varchi di accesso alla città. Trattasi di installazioni e relativa gestione di apparati di videosorveglianza con lettura delle targhe dei mezzi circolanti, da situare sulle vie: degli Artieri, Bitonto, Saverio Daconto, Bari e Molfetta. Insomma con quest’ultimo provvedimento, adottato a distanza di un mese dal precedente, si completa il piano esecutivo di tenere sotto controllo, a distanza, ogni mossa dei cittadini, come pure, di chiunque altro entri ed esca dal territorio comunale. E ciò in ragione dell’interesse superiore attribuito dalla legislazione nazionale all’Autorità comunale (Sindaco pro-tempore, in forza del D.L.23.05.2008, n.92, convertito in L. 24.07.2008, n.125) di garantire la sicurezza collettiva e individuale, come anche il compito del mantenimento di un apprezzabile livello di decoro del territorio. Potendo con l’ausilio di tali strumentazioni reprimere ogni comportamento illecito di dispersione dei rifiuti e, ancor più, intensificare la lotta alla deliquenza con lo stipulare apposite convenzioni di stretta collaborazione con la Polizia di Stato e il Comando dei Carabinieri, mettendo a disposizione di tali organi investigativi le riprese degli impianti di telecontrollo (D.Lgs. n.51/2018).
Non c’è dubbio che il sistema di sorveglianza urbana a distanza si rivela essere un’indispensabile prerogativa dell’Autorità comunale in materia di sicurezza pubblica e di vigilanza per l’ordine e il decoro di spazi cittadini aperti, ma non può e non deve esercitarsi a discapito dei diritti e delle libertà fondamentali di cui ciascuno di noi è portatore.
Questo sistema di sorveglianza continua e generalizzata, pur consentito ai sensi del D.L.14/2017 e, di recente, del D.L.76/2020, convertito in L.120/2020, non può prescindere, in alcun modo, dall’osservanza di puntuali disposizioni di leggi che sono poste a garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali di ogni individuo. E sono norme quest’ultime di derivazione della legislazione europea (Reg. UE 679/2016, Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati Personali) che hanno stabilito una serie di limiti imposti a carico dell’Amministrazione che installa i dispositivi in parola e a tutto favore dei cittadini. Tali condizionamenti, infatti, definiti come garanzie dello stato di diritto dei cittadini si sostanziano in limitazioni dispositive dei rilevamenti che si acquisiscono dagli impianti di vigilanza, con particolare riferimento ai tempi di conservazione delle riprese e al loro utilizzo, alle finalità del trattamento e ai requisiti tecnici e regole impiantistiche delle installazioni stesse.
Ed è proprio riguardo a quest’aspetto che il procedimento messo in atto per l’introduzione degli apparati di videosorveglianza ad ampio raggio d’azione, a Giovinazzo, mi ha stupito non poco. Una determinazione questa, rivolta a mettere sotto controllo la città, è stata formalmente assunta non già dall’autorita istituzionale investita per legge della potestà di vigilanza e controllo della pubblica sicurezza, in sede locale. La decisione di avvalersi di tali impianti ha trovato, invece, attuazione in provvedimenti dirigenziali e, comunque, senza far cenno alle garanzie di tutela dei diritti personali dei cittadini e dello stesso principio della trasparenza di cui si è fatto appena cenno. Né si fa alcun richiamo al Regolamento comunale per la disciplina degli impianti di sorveglianza, approvato dal Consiglio Comunale con delibera n. 53 del 19.11.2021, che fa ampia esposisizione, tanto dei condizionamenti all’installazione quanto dei vincoli di operatività dei sistemi da utilizzare, come pure, individua le responsanilità degli organi comunali cui fa carico la gestione della delicata materia.
Sul punto rilevo che una materia, così importante e incidente sulla vita degli amministrati, la cui condotta è sistematicamente vigilata telematicamente, vede coinvolte, perfino, due distinte posizioni direzionali: quella propria e di specifica competenza del Comandante della Polizia municipale e quella del Dirigente preposto alle funzioni urbanistiche e lavori pubblici. Non pare si possa rilevare alcun coordinamento procedimentale tra le due Unità direzionali che hanno agito in modo del tutto autonomo l’una dall’altra. Né, tanto meno, gli atti prodotti mostrano che i Dirigenti abbiano corrisposto a un comprovato piano programmatico d’interesse generale per la comunità locale, e che abbiano dato esecuzione a un dispositivo d’indirizzo politico, impartito formalmente dell’orgono esecutivo. Due procedimenti distinti che non tracciano indicazioni, per quanto attengono alle tecniche e modalità d’impiantistica degli apparati, nè alla funzionalità operativa dei vari impianti e come pure dei criteri e limiti di gestione dei rilevamenti forniti dalle riprese. E, quel che più conta, non pare si sia titolato un responsabile che sovrintenda a tutto il complesso dell’apparato di sorveglianza e al corretto uso e conservazione dei risultati che sono in grado di fornire le riprese, ancorchè l’intero processo del sistema venga espletato da ditte appaltarici esterne. Salvo che per il ruolo di Responsabile del trattamento e dell’attività di registazione dei dati, secondo il Regolamento Europeo della Privacy, appena sopra richiamato, non debba ritenersi investito il professionista esterno Alfredo Gaeta della soc. PA 3.26D di Cavallino (Le), con rinvio al contenuto della Determina n.178/2022 del 29.12.2002 a firma del Dirigente del 1° Settore, dal titolo: “Adempimenti relativi alla protezione dei dati personali -UE 679/2016- per le annualità 2023-2024-2025”.
Questo perché è di estrema importanza che i dati e i rilievi che gli apparati generano devono essere trattati secondo le disposizioni regolamentari del Codice della Privacy per non incorrere in sanzioni amministrative e pecuniarie ad opera del Garante della Privacy, qualora dovessero insorgere irregolarità ed abusi a seguito di reclami e contestazioni da parte di chi viene sorvegliato.
Una precauzione questa di cui non si fa alcun cenno nei dispositivi adottati dalle due direzioni che si limitano solo a dare specificazione dettagliate delle modalità procedurali con cui si è addivenuti ad aggiudicare i servizi di videosorveglianza in base alle ultime norme che regolano la negoziazione degli appalti pubblici.
In altri termini, il Comune, avvalendosi, alungo termine, di strumentazioni fisse di videosorveglianza asume tutte le responsabilità correlate a detto sistema di controllo del territorio, dipendenti principamente dall’obbligo di porre in essere le previste misure tecniche e organizzative rispettose del principio di trasparenza e di corretto trattamento dei dati personali, secondo il dettato del Regolamento nazionale della Privacy.
E, di fatto, la legge impone all’Autorità comunale che ricorre all’utilizzo di questi impianti di video sorveglianza con foto camere, foto trappole, o qualsiasi altra apparecchiatura in grado di registrare la condotta dei cittadini su aree pubbliche, di svolgere una valutazione preventiva di impatto di dette strumentazioni, secondo quanto è previsto dall’art. 35 del GDPR (Garante per la protezione dei dati personali). Trattasi di un procedimento volto a descrivere il trattamento operativo del sistema e valutarne la necessità e la proporzionalità funzionale dello stesso, a fronte dei rischi che possono derivare in termini di restrizioni dei diritti e delle libertà delle persone cui sono sottoposte a controllo.
Non si rivela dagli atti in parola che questa valutazione abbia avuto corso prima dell’affidamento degli appalti all’esterno della fornitura e gestione di detti apparati di videosorveglianza, ancorchè previsionato dal citato Regolamento comunale.
E, di fatto, non traspare, in acun modo, che la questione sia stata dibattuta in seno alla Giunta comunale che, in forza dell’art. 15 del Regolamento comunale, è chiamata a dare indicazioni delle zone da mettere sotto sorveglianza su proposta del Responsabile del Servizio. Se non altro per assicurare la trasparenza del trattamento che s’intentende attuare e garantire la sicurezza dei dati, sia dal punto di vista tecnico sia organizzativo del sistema in tutta la sua portata, nel rispetto degli obblighi che l’utilizzo del sistema impone a difesa della privacy.
All’Amministrazione comunale è sembrato più utile portare alla discussione del Consiglio comunale l’affare dei tempi dell’emissioni sonore da impianti elettroacustici e di amplificazione nelle ore notturne del periodo estivo, piuttosto che occuparsi della delicata questione dei rilevamenti di videosorveglianza, e relative consegenze circa i criteri procedurali di acquisizione di detti impianti e loro posizionamento al fine di assicurare ogni sorta di garanzia a tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Giuseppe Maldarella