Dopo dieci anni di lavori di restauro riapre a Napoli la Chiesa dei Girolamini, capolavoro assoluto del barocco partenopeo. La chiesa fa parte del ben più vasto complesso dei Girolamini che, con il chiostro grande e la biblioteca arriva a misurare una superficie di circa 12.000 metri quadrati.
Il complesso sorse a fine ‘500, precisamente nel 1586, quando a Napoli si insediarono i seguaci di San Filippo Neri. Questi, dopo aver acquisito il Palazzo Seripando, diedero incarico a Domenico Fontana di realizzare l’attuale largo dei Girolamini, su cui si affaccia l’odierna chiesa.
Questa venne progettata dal fiorentino Dosio e terminata da Dionisio Nencioni nel 1619. Dieci anni dopo la conclusione della chiesa venne realizzato anche il chiostro grande.
Nel corso del Seicento, la chiesa venne arricchita di numerosi capolavori dell’arte napoletana, ma anche di maestri emiliani, romani e tardo-manieristi. La facciata esterna venne progettata da Ferdinando Fuga, mentre il Sanmartino, scultore che realizzò il Cristo velato nella Cappella Sansevero, realizzò alcune decorazioni scultoree, tra cui due angeli reggi fiaccola.
La ricchezza delle decorazioni e l’indoratura dei soffitti lignei valse all’edificio il soprannome di “domus aurea”, con un chiaro riferimento all’antichità classica.
La chiesa fu oggetto di importanti lavori di rifacimento per tutta la sua esistenza, in particolare nel corso dell’Ottocento venne completamente ricostruita la cupola. Dalla metà del Novecento, invece, sono iniziati i numerosi e minuziosi lavori di restauro.
I recenti lavori di restauro che hanno interessato l’ultimo decennio e si sono conclusi in modo da garantire la riapertura della chiesa a marzo di quest’anno si inseriscono nel più ampio progetto Unesco per il centro storico di Napoli.
La chiesa presenta una facciata interamente ricoperta in marmo e completata da due torri campanarie con orologio.
Presenta una pianta a croce latina in tre navate, separate da colonne in granito, con una lunghezza complessiva di circa 70 metri. Particolare è la controfacciata, con l’affresco di Luca Giordano che rappresenta la cacciata dei mercanti dal tempio. Tale affresco ha fatto scuola in tutta l’area dell’ex Regno delle Due Sicilie, ed è stato ad esempio riproposto nella giovinazzese Chiesa di San Domenico.
Il soffitto a cassettoni venne pesantemente danneggiato nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e appare infatti parzialmente incompleto. Anche la cupola presenta solo frammenti di affresco.
Nelle navate laterali sono presenti 11 cappelle, sei a sinistra e cinque a destra, tra le quali spicca quella di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, con decorazioni di Luca Giordano.
La chiesa è visitabile gratuitamente, mentre l’imponente biblioteca e il chiostro risultano ancora chiusi al pubblico.
Giuseppe Mennea