Dopo il celebre caso nel 1996 della pecora Dolly, in cui i ricercatori scozzesi Keith Campbell e Ian Wilmut riuscirono per la prima volta a clonare un mammifero da una cellula somatica, la pratica della clonazione ha acquisito notorietà tanto da ricorrervi per la riproduzione di razze equine, che vengono in seguito rivenduti a cifre che raggiungono il milione di euro.
Particolare risonanza ha ottenuto negli ultimi mesi una notizia che viene dalla Spagna: in Andalusia nella clinica Overclone è possibile congelare le cellule dell’animale che si vuole clonare al prezzo di 3 mila euro, seguendo un procedimento che prevede l’estrazione di un campione di Dna dal tessuto cutaneo che, in unione con una cellula uovo di un donatore, genera un embrione contenente il materiale genetico necessario alla clonazione. Tale embrione viene in un secondo momento trasferito in una femmina, la quale partorirà un esemplare molto somigliante all’originale. Tuttavia, sono ancora ignoti gli aspetti che concernono l’indole dell’animale, il suo comportamento o la possibilità che sviluppi patologie debilitanti che gli conferiscano una vita più breve; tale aspetto suscita di frequente dilemmi di ordine etico fra gli scienziati e nell’opinione pubblica. Vi è, infatti, una schiera che sostiene i vantaggi di tale pratica, come la possibilità di sradicare una malattia da una razza animale, facendo così riprodurre solo le migliori, al contrario della controparte che evidenzia i rischi di attingere a simili procedure di manipolazione genetica.