Il 30 luglio 1419 si svolse uno dei più celebri episodi della storia boema, noto come prima defenestrazione di Praga: essa diede inizio alla prima guerra hussita, estesasi sino al 1436 e così chiamata perché combattuta contro i seguaci del riformatore religioso boemo J. Hus, le cui tesi prevedevano la possibilità di ribellarsi al papa e ai sacerdoti.
In tale circostanza una folla di radicali cechi hussiti uccise sette membri del consiglio cittadino, gettandoli giù dalla finestre del palazzo del municipio, dopo che una pietra lanciata da una finestra colpì Jan Želivský, prete hussita della chiesa della Vergine della neve. Egli aveva organizzato una processione dei propri fedeli lungo le strade cittadine fino al municipio della Città Nuova, in piazza Carlo, al fine di protestare contro il rifiuto a uno scambio di prigionieri opposto dai membri del consiglio della città. Lo scopo precipuo era liberare alcuni hussiti rinchiusi nelle carceri, ma secondariamente la processione era anche il risultato del crescente malcontento prodotto dall’ineguaglianza tra le posizioni nobiliari e la Chiesa. I malumori popolari si sfogarono sulla corruzione della Chiesa Cattolica, come dimostra il pestaggio perpetrato ai danni degli uomini defenestrati. Qualche decennio dopo, il 24 settembre 1483, avvenne la seconda defenestrazione, anch’essa originatasi dalle tensioni fra hussiti conservatori e radicali. Tuttavia, la più famosa è la terza, risalente al 1618, nonché giuntura storica in cui prese avvio la Guerra dei Trent’anni, conclusasi nel 1648.
Inoltre, un evento che spesso viene classificato come esempio di quarta defenestrazione è collocabile nel 1848, anno in cui Jan Masaryk, ministro degli esteri cecoslovacco, venne trovato esanime sotto a una finestra del Palazzo Cernin, sede del Ministero degli Esteri a Praga. Benché la morte sia stata archiviata come suicidio, non si è mai rinvenuta alcuna prova che permetta di escludere l’ipotesi di omicidio.
Alla luce di tali eventi, il termine defenestrare ha assunto anche una valenza figurata, indicando così l’azione del “togliere da un comando, da una carica e sim., privare clamorosamente un uomo politico del suo grado e della sua autorità”, come suggerito dal vocabolario on line Treccani.
In tale circostanza una folla di radicali cechi hussiti uccise sette membri del consiglio cittadino, gettandoli giù dalla finestre del palazzo del municipio, dopo che una pietra lanciata da una finestra colpì Jan Želivský, prete hussita della chiesa della Vergine della neve. Egli aveva organizzato una processione dei propri fedeli lungo le strade cittadine fino al municipio della Città Nuova, in piazza Carlo, al fine di protestare contro il rifiuto a uno scambio di prigionieri opposto dai membri del consiglio della città. Lo scopo precipuo era liberare alcuni hussiti rinchiusi nelle carceri, ma secondariamente la processione era anche il risultato del crescente malcontento prodotto dall’ineguaglianza tra le posizioni nobiliari e la Chiesa. I malumori popolari si sfogarono sulla corruzione della Chiesa Cattolica, come dimostra il pestaggio perpetrato ai danni degli uomini defenestrati. Qualche decennio dopo, il 24 settembre 1483, avvenne la seconda defenestrazione, anch’essa originatasi dalle tensioni fra hussiti conservatori e radicali. Tuttavia, la più famosa è la terza, risalente al 1618, nonché giuntura storica in cui prese avvio la Guerra dei Trent’anni, conclusasi nel 1648.
Inoltre, un evento che spesso viene classificato come esempio di quarta defenestrazione è collocabile nel 1848, anno in cui Jan Masaryk, ministro degli esteri cecoslovacco, venne trovato esanime sotto a una finestra del Palazzo Cernin, sede del Ministero degli Esteri a Praga. Benché la morte sia stata archiviata come suicidio, non si è mai rinvenuta alcuna prova che permetta di escludere l’ipotesi di omicidio.
Alla luce di tali eventi, il termine defenestrare ha assunto anche una valenza figurata, indicando così l’azione del “togliere da un comando, da una carica e sim., privare clamorosamente un uomo politico del suo grado e della sua autorità”, come suggerito dal vocabolario on line Treccani.
Maria Elide Lovero