Il politicamente corrotto ha vinto contro Angela Carini, pugile italiana che ha sfidato l’algerina Iman Khelif alle ore 12.20 di questa mattina.
L’incontro è durato 46 secondi di cui la metà passati ad aggiustare il caschetto per Angela Carini che ha subito sulla propria pelle l’ingiustizia dei colpi mascolini dettati dell’ideologia gender, a quanto pare il tema di queste vergognose Olimpiadi.
Angela Carini si ritira dopo il secondo colpo subito in volto dell’atleta algerina e rivolgendosi al suo team dice “fa malissimo”, poi si inginocchia al centro del ring e scoppia in lacrime.
Le parole della pugile italiana dopo il match:
“Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta. Esco a testa alta. Io non sono nessuno per giudicare o prendere una decisione, se questa ragazza è qui ci sarà un motivo. Io ho combattuto e sono salita sul ring nonostante le mille polemiche che ci sono state, io non sono nessuno per giudicare. Ho sentito dei colpi molto forti, ho preso colpi, sono una combattente e la mia Nazionale lo sa, sono una che anche davanti al dolore non si ferma mai. Se mi sono fermata l’ho fatto solo per la mia famiglia. È stato un incontro irregolare? Non sono nessuno per giudicare”.
La premier Meloni in visita a Parigi commenta:
“Non sono d’accordo con la scelta del Cio da quando cambiò regolamento sulla materia perché è un fatto che con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina la gara in partenza è una gara che non sembra equa. Bisogna fare attenzione nel tentativo di non discriminare a discriminare. Alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare sui diritti delle donne – ha aggiunto la premier – Mi dispiace ancora di più. Mi ero emozionata ieri quando lei ha scritto ‘Combatterò’ perché in queste cose sicuramente contano la dedizione, la testa e il carattere. Io penso che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili non debbano essere ammessi alle gare femminili e non per discriminare, ma per tutelare il diritto delle atlete di competere ad armi pari e questa dal mio punto di vista non era una gara pari”.
Francesco Saverio Masellis