Gli storici della letteratura collocano la nascita del genere, inteso in senso moderno, agli inizi del Settecento: in Italia, un primo esempio è rappresentato da Pietro Chiari (1712-1785), che compose “La filosofessa italiana, o sia le avventure della Marchesa N.N., scritte in francese da lei medesima”, pubblicato a Venezia nel 1753. La fortuna del genere, che riscosse grande successo in Francia, Germania e Inghilterra, fu controversa in Italia: la mancanza di un mercato di lettori e l’ostilità di molti critici, spesso rigidamente legati ai generi classici o canonici, fece sì che vi fosse un ritardo nell’affermazione del genere, tanto che soltanto nel 1816 uscì il primo romanzo italiano di valore sul panorama internazionale, ossia “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo.
Opera compiuta e più organica dell’autore, è un romanzo epistolare, giacché racchiude il carteggio tra Jacopo Ortis e Lorenzo Alderani, intrecciando i temi della delusione politica e amorosa: dal Trattato di Campoformio del 1797, per mezzo del quale Napoleone cedette Venezia agli austriaci generando sentito avvilimento in Foscolo, al rifiuto di Teresa, donna amata dal protagonista.
Nei decenni successivi, però, si assistette all’esplosione del romanzo, con Manzoni, Nievo e Verga. Ma di questi autori ci occuperemo nei prossimi articoli.