L’Infinito di Leopardi: un invito a sognare e creare

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«Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare»

Queste frasi, estratte dalla famosa poesia “L’Infinito” di Giacomo Leopardi, continuano a echeggiare nel cuore di milioni di lettori. Ma cosa rende questa poesia così unica, così apprezzata, anche da giovani ventenni che si trovano a osservare l’orizzonte?

Immaginate un giovane Leopardi, seduto su un monte, con la vista che gradualmente svanisce. Nonostante la sua quasi cecità, il poeta non si lascia sopraffare dalla malattia. Al contrario, è guidato da un entusiasmo insaziabile: desidera ascoltare, apprendere, osservare. La sua determinazione a non arrendersi di fronte agli impedimenti è tangibile. Non cerca il percorso più semplice, ma si lancia verso l’infinito, superando le limitazioni che la vita gli impone.

In quel momento di riflessione, Leopardi non percepisce più la siepe che lo restringe, ma si smarrisce in «interminati Spazi» e in «sovrumani Silenzi». Qui, il termine «fingo» acquisisce un significato profondo. Derivato dal latino, significa creare, immaginare, dare forma. Ma implica anche conoscere. Leopardi ci invita a meditare su un concetto essenziale: immaginare e conoscere sono due aspetti della stessa realtà.

In un’epoca dominata da influencer e da opinioni superficiali, il messaggio di Leopardi è più attuale che mai. Insegnare ai giovani a pensare in modo innovativo è fondamentale. Se ci limitiamo a ripetere le idee altrui, diventiamo «cervelli in prestito», superflui e non indispensabili. La vera ricchezza nasce dalla capacità di immaginare, di andare oltre il banale e di abbracciare l’ignoto.

Leopardi ci esorta a rinunciare alla comodità del pensiero convenzionale e a esplorare le profondità della nostra creatività. In un mondo che spesso premia l’apparenza e la superficialità, la sua poesia ci ricorda che la vera salvezza risiede nell’immaginazione, nella capacità di sognare e di creare. Solo così possiamo plasmare il nostro pensiero e, di conseguenza, la nostra esistenza.

Antonio Calisi

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