Oggi 28 settembre si celebra la giornata internazionale per l’aborto sicuro, libero e garantito e per coloro che reputano “inutile” questa giornata, è bene ricordare l’ingente quantità di nazioni che ancora oggigiorno non considerano l’aborto tra i diritti fondamentali.
In questi ultimi anni molte sono state le vittorie e le sconfitte in termini legislativi a proposito di aborto. Nel periodo a cavallo tra 2020 e 2021 la Polonia, per esempio, ha fatto passi indietro: le restrizioni alla legge in vigore hanno portato, oltre che a numerose proteste (denominate “Strajk Kobiet” che in polacco significa letteralmente “sciopero delle donne”), anche, tristemente, ad altrettante vittime: la prima è stata la trentenne Isabella Sajbor di cui non vogliamo dimenticare il nome.
Per quanto riguarda le notizie d’oltreoceano, non stupisce che anche un paese come gli Stati Uniti possa aver mosso qualche passo a sfavore in materia di aborto già due anni fa. La Corte Suprema ha fatto fuori la protezione a livello federale del diritto all’aborto (la storica sentenza Roe vs Wade), in modo che ogni stato abbia la competenza per legiferare autonomamente. E, come volevasi dimostrare, Lationna Halbert è la prima donna a cui lo stato del Mississippi ha negato l’accesso all’aborto dopo la sentenza denominata Dobbs.
Invece, la Colombia ha (parzialmente) depenalizzato l’aborto. Ovvero, la Corte Costituzionale di Bogotà ha reso possibile l’interruzione di gravidanza entro le prime 24 settimane, con una decisione storica. Sempre in Sudamerica, bisogna ricordare come in Argentina l’aborto fosse al pari di un delitto sino al dicembre 2020.
Recentissimo è l’inserimento del diritto all’aborto all’interno della Costituzione francese: la Francia è il primo paese al mondo.
Nel quadro italiano, molte sono le regioni in cui non è di fatto possibile praticare l’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) per la presenza di medici ginecologi che non siano obiettori di coscienza, violando in questo modo la legge vigente.
Per concludere, è importante laddove ancora non lo sia rendere l’aborto sicuro, ma soprattutto garantire il diritto all’aborto, non, al contrario, limitarlo o negarlo.
Sofia Fasano