Il 5 ottobre si celebra la giornata internazionale degli insegnanti

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Il 5 ottobre del 1994 venne istituita dall’UNESCO “la giornata internazionale degli insegnanti”, in onore di tutte le organizzazioni di insegnanti del mondo, al fine di rendere ogni giorno più vivo il sostegno verso chi forma le generazioni future, riconoscendo l’impegno profuso, l’altruismo e la passione che anima moltissimi docenti di ogni grado di istruzione. La giornata, che si celebra da esattamente 30 anni, è volta a commemorare la firma della Raccomandazione sullo Status degli Insegnanti, risalente al 5 ottobre 1966 e prodotto in una conferenza che vide protagonisti l’Unesco e l’International Labour Organization: si trattava di un atto che prescriveva e definiva i diritti e i doveri del corpo docente a livello globale.

Del resto, l’istruzione scolastica come è comunemente intesa oggi, è una realtà delineatasi in tempi recenti. Anticamente, infatti, quando la sopravviven

za era compromessa da pericoli e sfide e la sussistenza andava assicurata pressoché giornalmente, risultava di secondaria importanza dedicarsi allo sviluppo delle arti e della cultura; tuttavia, a seguito dell’invenzione della scrittura, convenzionalmente fissata nel 3200-3100 a.C., e soprattutto della sua diffusione, si iniziarono ad istruire i maschi, formati allo scopo di divenire scribi, funzionari o sacerdoti.

A seconda dell’epoca e dell’area geografica, gli obiettivi dell’insegnamento variavano: in età classica a Sparta l’educazione maschile era orientata a costituire un esercito valente; quella femminile, invece, si basava sull’idea che delle donne forti e disciplinate dessero vita a una prole robusta. Contemporaneamente ad Atene, i bambini erano educati da uno schiavo o un precettore fino ai 7 anni, per poi frequentare una scuola pubblica o privata sino ai 14 anni; si impartivano, oltre ai rudimenti di base, la letteratura e la musica, senza trascurare l’allenamento militare: dai 18 ai 20 anni, infatti, i ragazzi entravano nell’esercito per essere addestrati in caso di guerre.

Dalla seconda metà del V secolo a.C., gli studi superiori si distinsero qualitativamente grazie alla sofistica, al paradigma socratico, a Platone che diede vita alla celebre Accademia di Atene e ad Aristotele, creatore del Peripato o Liceo. L’onda culturale che si diffuse in Occidente a partire da allora fu inarrestabile, anche se limitata agli uomini di condizione socio-economica medio-alta, determinando un divario notevole fra le fasce della popolazione. L’avvento del Cristianesimo influenzò l’istruzione e dall’VIII secolo d.C., grazie a Carlo Magno che incentivò la fondazione della Scuola Palatina, diretta da Alcuino di York, si assistette a un rinnovamento culturale, volto ad erudire il clero molto ignorante. Proprio in età medievale nacquero le università, il cui primo esempio è dato dall’Alma Mater Studiorum di Bologna, sorta nel 1088.

Con l’Illuminismo e l’affermazione di “despoti illuminati”, la scuola venne lentamente resa laica e pubblica affinché fossero alfabetizzate le masse e rese più consapevoli. Nel 1763, ad esempio, Federico II sovrano di Prussia, emanò un decreto che obbligava tutti fra i 5 e i 14 anni, indistintamente dal genere, ad essere educati secondo un programma statale. Nella penisola italica la situazione apparve molto variegata sino a qualche decennio fa, tanto che anche dopo l’Unità d’Italia del 1861 la percentuale di italofoni era bassissima e rimase tale fino a quando l’obbligo scolastico, imposto con regio decreto legislativo nel 1859, non arrivò in ogni angolo del Paese. Nel 1961 venne approvata la legge della scuola media unica e obbligatoria ed attualmente vige l’obbligatorietà dell’istruzione dai 6 ai 16 anni di età, istituita dalla legge 296 del 2006.
Maria Elide Lovero
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