Gli animali percepiscono lo stress degli umani attraverso l’olfatto

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Un recente studio dell’Università di Bristol, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ha evidenziato come gli animali siano in grado, grazie al potente olfatto, di percepire la fatica psichica e fisica provata dagli umani e risentano, inoltre, di tale influenza negativa agendo in modo pessimistico. È risaputo, del resto, che l’olfatto nei cani è particolarmente sviluppato, possedendo essi fino a 300 milioni di ricettori olfattivi nel naso, a differenza degli umani che sono dotati soltanto di 6 milioni di ricettori; similmente, la parte del cervello di un cane che analizza gli odori è superiore 40 volte alla nostra in proporzione, garantendogli la capacità di riconoscere sino a mezzo milione di composti odorosi.
Nel mondo animale vige una forma di comunicazione peculiare, detta olfattiva, strumento utile per l’individuazione dei predatori o per l’identificazione di potenziali partner.
Nel corso dello studio sopracitato 18 cani sono stati sottoposti a molteplici test cognitivi, volti a rilevare quanto gli odori emanati dalle persone influenzassero le decisioni dei cani. L’esperimento consisteva nel posizionare ciotole piene di cibo ed altre vuote in diversi luoghi, così da associare ad alcuni spazi un premio. Come si può immaginare, i cani si dirigevano sempre verso le ciotole colme di cibo; tuttavia, una volta variata la posizione dei contenitori, alcuni animali hanno iniziato ad approssimarsi alle ciotole più rapidamente, manifestando uno stato emotivo positivo dovuto all’idea della ricompensa, altri più lentamente, dimostrando di provare emozioni negative. Il medesimo test è stato ripetuto in differenti condizioni: si sono fatti percepire ai cani l’odore del sudore e dell’alito di persone rilassate o stressate. Il risultato è stato che i cani sono andati celermente presso i contenitori con campioni di soggetti quieti, mentre hanno esitato dinnanzi ai contenitori che emanavano ormoni dello stress e hanno assunto comportamenti più negativi e finalizzati all’evitamento dei pericoli.
Nicola Rooney, autore della ricerca e docente presso la Bristol Veterinary School, ha dunque concluso che i cani riconoscono sapientemente uno stato emotivo negativo tanto di qualcuno di familiare quanto di un estraneo, risentendone profondamente.
Capire in che misura e maniera essi recepiscano ed elaborino le emozioni umane risulta utile al fine di perfezionare l’addestramento dei cani d’assistenza e, ancor prima, ci illumina a riguardo delle capacità dei cani di provare e cogliere emozioni eterogenee.
Maria Elide Lovero
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